Fa udire i sordi e fa parlare i muti.

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 7,31-37

In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

Parola del Signore.

Oggi i sordo-muti imparano a capire e a parlare. Duemila anni fa un sordo-muto appariva quasi un tronco d’albero, come evidenzia il vangelo di oggi: l’uomo “viene condotto”, poiché non ha mai “sentito parlare” di Gesù. E dopo la guarigione non reagisce come lo storpio che salta di gioia o come i lebbrosi che corrono a casa a riabbracciare i propri cari. Nel vangelo di oggi si parla della gente che esulta e loda Gesù, ma del sordo-moto non si dice nulla. Allora vogliamo essere noi – unendoci alla folla – ad elevare un inno e un ringraziamento a quel Gesù che “fece bene ogni cosa”. Fece bene ogni cosa fin dalle origini, poiché “per mezzo di lui” fu fatto il cosmo meraviglioso; perché 2000 anni fa venne come re umile e povero per insegnarci la modestia; ci insegnò a lavorare onestamente e nel silenzio; e infine disse e operò: “detti e fatti”, parabole e miracoli, tanto numerosi che “se si volevano scrivere tutti, non sarebbe bastato il mondo a contenere i libri”. Tutta la dottrina di Gesù è racchiusa nelle PARABOLE, le quali sono dei racconti costruiti da Gesù con arte e sapienza. L’episodio del giovane ricco – che si allontanò da casa e, dopo aver sperperato tutto, tornò tra le braccia del padre – non fu un fatto realmente avvenuto, ma Gesù volle insegnare che l’uomo non sta bene lontano da Dio, e Dio lo accoglie tra le sue braccia se l’uomo torna a lui. Invece, i miracoli operati da Gesù e raccontati dagli evangelisti sono episodi storici, cioè realmente accaduti nei tre anni di vita pubblica di Gesù. Ma anche i miracoli contengono degli insegnamenti e sono, a loro modo, delle parabole. Essi insegnano anzitutto che Gesù possedeva poteri divini, poiché solo Dio può guarire un lebbroso dicendo semplicemente “lo voglio, sii guarito”, e solo Dio può risuscitare i morti. Ma i miracoli contengono molti altri insegnamenti, se si fa attenzione ai particolari in cui viene inquadrato il singolo miracolo. Se esaminiamo tutti i particolari della guarigione del sordo-muto, ne traiamo molti insegnamenti. Cominciamo col chiederci CHE COSA SIMBOLEGGIA un sordo-muto, e cosa può significare il DOVE e il COME Gesù operò il miracolo. Marco parla di un sordo-muto in territorio pagano, che Gesù guarisce dopo di averlo tirato fuori dalla folla. Lo tirò fuori dalla folla, cioè quasi dal suo ambiente e dal suo paese, come fece con Abramo, quando gli ordinò di lasciare il suo paese per farlo diventare il padre di un popolo nuovo, del popolo eletto. E’ il simbolo della conversione a Dio. Metanoia significa cambiamento, sradicamento dalle vecchie convinzioni e dai vecchi usi e costumi, per iniziare una nuova vita. Infatti quel sordo-muto era certamente un pagano, che cominciò a sentire dalla voce di Gesù la verità su Dio, sul mondo, sull’uomo, sull’al di là. Il paganesimo non sapeva nulla di sicuro su questi problemi vitali. Quel sordo-muto rappresenta ogni uomo che non ha mai sentito parlare di Dio o non vuole sentirne parlare; è sordo a ogni ammonizione e persino ad ogni minaccia, compresa quella del fuoco dell’inferno. Con tali persone ci vuole solo un miracolo di Gesù. Se poi esaminiamo I GESTI E LE PAROLE DI GESÙ, vediamo che egli tocca le orecchie e la lingua del sordo-muto, guarda verso il cielo, emette un sospiro e dice “Effatà”, cioè apriti. Lo disse alle orecchie e alla bocca, ma non disse “apritevi”, bensì “apriti”, perché il comando era rivolto alla persona e non alle orecchie e alla bocca. Gesù ordinò all’uomo di aprire la sua mente e il suo cuore al vero Dio, perché era un pagano, chiuso alla verità di Dio. GESÙ GUARDA VERSO IL CIELO: è il suo gesto abituale, con cui Gesù chiede al Padre di ascoltare la sua preghiera a favore di chiunque aveva un bisogno. Prima di risuscitare Lazzaro, Gesù ringraziò il Padre dicendo: “Grazie, o Padre, perché sempre mi ascolti”. GESÙ EMETTE UN SOSPIRO: certamente un sospiro di gioia per quell’uomo, e di ringraziamento al Padre. Ma analizziamo anche LEFFETTO DEL MIRACOLO su quell’uomo. Immaginiamo anzitutto la gioia di quell’uomo, che era privo dell’udito che gli uomini hanno in comune persino con gli animali. Non aveva mai sentito la dolce voce della mamma, mai sentito chiamarsi per nome, mai sentito il canto degli uccelli o le melodie sacre. Ora può sentire e parlare: la loquela che è propria dell’essere umano. L’evangelista dice: “E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente”. Sono parole apparentemente facili da comprendere, ma esse nascondono una serie di altri strepitosi miracoli meno evidenti. Se infatti quell’uomo era muto, significa che era nato sordo, e pertanto non conosceva il vocabolario della lingua materna. Ed ecco che viene fuori il primo miracolo “nascosto”: Gesù gli trasmise in un attimo tutto il vocabolario. Il secondo miracolo “nascosto” sta nella parola “correttamente”: cioè Gesù gli insegnò in un attimo tutta la grammatica e la sintassi della sua lingua materna, e inoltre rese la lingua capace di pronunziare correttamente i suoni. “Apriti”, disse Gesù al sordo-muto, e così dice anche a noi, che spesso siamo come dei tronchi d’albero senza entusiasmo. Apriamo il cuore e la mente – come san Francesco – alle cose belle create da Dio e, come san Francesco, cantiamo e lodiamo…..
P. Fiorenzo Mastroianni

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