Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia. Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti». …
In un altro brano evangelico Gesù dice che noi uomini facciamo il bene solo se restiamo uniti a Lui come i tralci alla vite. Oggi ci dice che basta essere essere terreno buono e accogliente, perché il bene è Gesù stesso che opera in noi come il seme che cade nel terreno, cresce e si moltiplica. Gesù, dunque, è tutto: il seminatore, il seme, il bene. IL SEMINATORE: benché l’argomento centrale della parabola evangelica di oggi sia il seme, è bene cominciare a riflettere sul seminatore, il quale appare – in verità – distratto, perché fa cadere tre quarti del seme in terreni sbagliati e un quarto sul terreno buono. Ma a riflettere meglio, è facile osservare che è quasi impossibile – anche per il seminatore più attento – non far cadere qualche seme sulla strada o tra le pietre o tra le spine. Ma Gesù non parlava di un seminatore che ha i semi contatti, bensì di uno che sparge il seme in abbondanza, esattamente come fa Dio con la sua parola, che non viene risparmiata, anzi viene donata anche a chi non la merita, e alla fine nessuno potrà dire: a me la Parola non è arrivata! IL SEME: come dicevamo, l’argomento centrale della parabola evangelica di oggi è il far fruttificare il seme, benché in maniera ineguale. Il seme è la Parola di Dio, cioè la medicina per guarire l’umanità dalle sue malattie spirituali. Chi di noi non si lamenta che non tutto va bene nel mondo? Chi di noi non si lamenta che molti uomini sono cattivi e operano il male? Ma ci siamo mai chiesto perché? Gesù ci risponde: perché non tutti ascoltano i comandi di Dio e non tutti osservano i suoi comandamenti. Dio ha creato gli uomini perché producano frutti di vita eterna, cioè glorifichino il Padre che è creatore e signore del cielo e della terra. IL TERRENO: Gesù ci dice oggi che solo una parte degli uomini ascolta la parola di Dio e la fa fruttificare. Ma cosa intende Gesù con “una parte”? Apparentemente corrisponde a un quarto, ma per fortuna non è così. Come a volte accade, sembra di poter scoprire una contraddizione tra la prima e la terza lettura: nella prima Dio garantisce che la sua parola non torna a Lui senza portare il suo effetto, nel vangelo si dice che soltanto un quarto del grano seminato porta frutto, quello seminato nel terreno buono, non quello caduto sulla strada o tra le pietre o tra i rovi. E finanche il terreno buono deve cedere spazio alla zizzania, come ci dirà Gesù domenica prossima. Per fortuna, il grano che cade sulla strada, sulle pietre e tra le spine è solo una piccola parte, rispetto al campo, certamente più esteso. Un’altra apparente contraddizione sembra questa: Gesù dà molta importanza alla ”accoglienza” della sua parola, e sembra dire che tutto dipende da questa accoglienza. Ma poi insegna che si può accogliere persino con gioia la parola, senza però farla fruttificare. Gesù non voleva dire che tutto dipende dall’accoglienza o dal comprendere, ma che il comprendere è la conditio sine qua non per far fruttificare il seme della parola. Non è dunque il comprendere che è importante, ma è il portare frutto, attraverso i seguenti passaggi: ACCOGLIERE, COMPRENDERE, DECIDERE, AGIRE. ACCOGLIERE: Chi accoglie la Parola, forse la fa fruttificare; chi non la accoglie, certamente non la fa fruttificare. Per accogliere la Parola, bisogna accogliere l’apostolo. Gesù minacciò col fuoco di Sodoma e Gomorra chi rigetta l’apostolo, e ordinò agli apostoli di scuotere contro di loro la polvere dai piedi. COMPRENDERE: l’asfalto della strada ma non si aprì per accogliere i chicchi di grano e fecondarlo. Quando un essere umano ascolta o legge la Parola di Dio, deve aprire la mente e il cuore, riflettere, assimilare. in altre parole deve approfondire la comprensione della Parola, “ruminandola”, come faceva Maria, che custodiva nel cuore le parole dell’arcangelo Gabriele. Approfondire i motivi della fede, in modo che non la perdiamo a ogni colpo di sole, a ogni obiezione che ci facciamo noi stessi o ci fanno altri. DECIDERE: è necessario far crescere il dono della fede con l’acqua della preghiera, con la pratica dei sacramenti, con le opere buone, senza soffocare tutto ciò con i troppi impegni raffigurati nelle spine. E’ necessario impegnarci perché la nostra fede porti il massimo dei frutti. AGIRE: si dice che l’inferno è pieno di anime che “volevano” farsi sante, ma non presero alcuna iniziativa concreta. Le iniziative concrete sono i frutti di cui parla Gesù. La quantità dei frutti prodotti da ciascuno dipende da molti fattori: la natura psicofisica del singolo, la qualità della famiglia, del paese e della nazione, dagli studi e dalla formazione ricevuta, dagli interessi culturali, dagli incontri casuali o permanenti ecc. Dai frutti dipende la capacità di ciascuno di conoscere e di godere Dio, cioè la santità di ciascuno. Infatti, neanche in cielo saremo tutti uguali, così come le stelle differiscono tra loro per splendore e grandezza: «alia claritas solis, alia claritas lunae et alia claritas stellarum; stella enim a stella differt in claritate» (1 Cor 15,41).