DISCEPOLI, NON MAESTRI
Il brano evangelico di oggi parla dell’invio di 72 discepoli per le città e i villaggi della Palestina. I discepoli si distinguevano dagli apostoli a cominciare dal numero: erano 72 anziché 12; degli apostoli si conoscono i nomi, non quelli dei discepoli; gli apostoli stavano sempre con Gesù, i discepoli no; con la morte di Gesù, i discepoli conclusero la loro funzione di preparare il suo arrivo nei villaggi, e come tali scomparirono; gli apostoli erano detti “I Dodici”, restarono uniti anche dopo la morte di Gesù, e, venuto meno Giuda, il numero dodici fu ricompattato con Mattia. I Dodici erano tutti uomini, i Discepoli erano anche donne. Il compito dei Discepoli non fu quello di predicare o insegnare, ma solo di preparare la venuta di Gesù, dicendo solo: “Convertitevi perché il regno dei cieli è vicino”.. Gesù non dà alcuna direttiva al riguardo, e sembra affidarsi totalmente alla loro fantasia. Le direttive che Gesù dà, non riguardano tale preparazione – cioè in che cosa far consistere la preparazione – ma riguardano il loro comportamento personale: 1) devono andare a due a due; 2) non devono arrivare con altoparlanti né con valige piene di libri, vesti e pane e vino, ma presentarsi semplicemente nei villaggi e cercare di farsi accettare, sia dal villaggio stesso che da qualche famiglia in particolare dove alloggiare e rifocillarsi, con un semplice augurio di pace: Pace a questa casa!…senza pagare nulla, perché pagavano con la loro opera missionario: “ogni operaio, infatti, è degno della sua mercede”, disse Gesù.. Tutta la loro inventiva doveva consistere nel suscitare l’interesse verso Gesù, che stava per arrivare nel villaggio o nella città. Da parte nostra possiamo solo indovinare il modo in cui i due discepoli, arrivati in un paese, preparavano l’arrivo del Maestro. Sappiamo infatti il modo usato da un altro precursore, il Battista, il quale diceva: “Sta in mezzo a noi un grande Maestro, che dobbiamo imparare a conoscere, perché è grande e santo, e noi non siamo degni neanche di toccargli i piedi”. I discepoli dicevano forse che noi uomini siamo come lupi, ma il Maestro che sta per venire ci aiuta a diventare agnelli, perché insegna la verità e l’amore, e toglie i peccati dal mondo. Dicevano forse che il mondo è dominato da satana, ma essi avevano il potere di cacciarli via. E difatti li cacciavano, dando un segno che davvero il Maestro che stava per arrivare era potente. Egli esisteva già prima del tempo!… Dicevano insomma: “è vicino a voi il regno dei cieli”. I Discepoli non dovevano insegnare nulla, ma solo stuzzicare l’appetito, il desiderio di conoscere questo grande Maestro, come avvenne con Giovanni e Andrea che, dopo le parole del Battista, chiesero a Gesù: “Maestro, dove abiti?”, e andarono da lui e stettero con lui tutto il giorno. Credo che questo concetto debba guidare tutti i cristiani “discepoli” del Signore: tutti noi non dobbiamo mai atteggiarci a far da maestri a nessuno, perché un solo è il nostro Maestro, il Cristo; e il nostro compito è solo quello che affidare le anime a quest’unico Maestro. Gesù ci ha chiamati “operai”, non manager. E l’operaio è degno solo di una paga quotidiana, benché Gesù promise molto di più della paga quotidiana. Spesso gli operai lavorano con una paga insufficiente a soddisfare tutti i bisogni. Gesù promise che avrebbe pensato Lui a tutto: alle vesti, al cibo, ai calzari…, sia pure tramite la bontà della gente! Bisogna dunque essere discepoli “abili” a preparare la venuta del Signore. Ma tale abilità non deve mai susare violenza alla libertà degli uomini. Gesù previde infatti che non tutti i villaggi avrebbero accolto Gesù. Forse per questo ne scelse un numero esorbitante – 36 gruppi da 2 – ed esortò a pregare perché il numero aumentasse. Domenica scorsa abbiamo ascoltato come Giacomo e Giovanni volevano far scendere il fuoco dal cielo su un villaggio che rifiutò di ricevere Gesù, ma Gesù li riproverò. Il fuoco con cadde per quella volta. Ma oggi l’evangelista Luca ci riferisce qualcosa di diverso uscito dalla stessa bocca di Gesù: finché siamo sulla terra, siamo liberi di accogliere o meno il Signore, ma alla fine del mondo “Sodoma sarà trattata meno duramente di quella città” che avrà rigettato Gesù. Chi invece ha fatto conoscere Gesù, avrà come premio che il suo nome sarà scritto nei cieli. Questo comporterà gioia vera, totale, infinita!
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P. Fiorenzo Mastroianni