VI DOMENICA DEL T. O.
LETTERA (Marco 1,40-45): un lebbroso supplica Gesù in ginocchio: “Se vuoi, puoi purificarmi”. Gesù lo tocca dicendo: “Lo voglio, sii purificato”. E il lebbroso guarì. Gesù gli ordina severamente di non narrare l’accaduto ma solo di mostrarsi guarito al sacerdote e lasciargli l’offerta “come testimonianza per loro”. Ma l’ex lebbroso non poté trattenersi dal divulgare il miracolo, tanto che Gesù non poteva entrare pubblicamente in una città, e la gente accorreva a lui anche nel deserto.
ALLEGORIA: la lebbra escludeva l’infetto dalla vita civile e religiosa, fino al riconoscimento della sua guarigione da parte del sacerdote. La lebbra era ritenuta una punizione per il peccato, e il messia salvatore – secondo gli ebrei – avrebbe guarito definitivamente gli uomini dal peccato e dalla lebbra. Gesù conferma in parte questa tesi mandando a dire al Battista che “i lebbrosi sono purificati” (Lc 7,22). In verità la lebbra non era effetto del peccato ma ne era allegoria, cioè la lebbra riduce il corpo come il peccato riduce l’anima e la esclude dalla comunione dei santi fino all’assoluzione da parte del sacerdote.
MORALE: l’episodio ci offre molti spunti di riflessione: 1) un lebbroso, escluso dalla società, si avvicina a Gesù, il quale, benché fosse vietato, tocca il lebbroso senza timore di essere infettato e di contrarre l’impurità legale; 2) il lebbroso mostra una fiducia immensa nei poteri taumaturgici di Gesù, e sa che la sua guarigione dipende solo dalla sua volontà: “se vuoi, puoi”. Gesù conferma: “lo voglio”, e il lebbroso guarisce; 3) Gesù guarisce con un moto del corpo (tocca il lebbroso) e due della volontà: vuole e comanda (“lo voglio, sii purificato”); 4) Gesù dà un comando severo al lebbroso guarito; ma la lebbra obbedisce, il lebbroso no, perché la gioia è più irrefrenabile del dolore; 5) non sappiamo se l’ex lebbroso andò dal sacerdote a dargli l’offerta, ma certamente ci andò, sia per rientrare in famiglia sia per testimoniare anche a lui e “a loro” – cioè agli altri sacerdoti – che Gesù era il grande guaritore e per indurli a riflettere; 6) Gesù sembra in contraddizione con se stesso quando dice di essere venuto per predicare, mentre si ritira nel deserto; ma Gesù non amava il folklore, non amava gli entusiasmi ma voleva la fede e l’amore, e sapeva che nel deserto poteva predicare più facilmente alla folla, benché non così numerosa come in città; 7) da ogni parte accorrevano a Gesù per ascoltarlo e per chiedere guarigioni, purificazioni, liberazioni dal demonio.
ANAGOGIA: le malattie minano l’uomo e la lebbra lo consuma. Nulla più di una malattia prostra l’uomo fino alla terra. Ma ancora di più fa questo il peccato, di cui la malattia e la lebbra sono emblema e spesso l’effetto. Dio ha provveduto con l’anagogia delle guarigioni fisiche e con l’anagogia della guarigione dal peccato. Dio le gestisce ambedue, perché senza di lui non possiamo fare nulla, ma è l’uomo che deve avere il desiderio di elevarsi e dire a Dio: “Se vuoi, puoi”. Dio non teme di abbassarsi per elevarci, non teme di sporcarsi per purificarci, non teme nulla perché è il Signore, autore della vita, che non vuole la morte, ma che il peccatore si converta e viva.
- Fiorenzo Mastroianni