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Tutto ciò che nel Nuovo Testamento fa riferimento alla corporeità di Gesù Cristo, rimanda direttamente a Maria, madre e matrice del Dio fatto visibile, toccabile, e persino mangiabile. E tali riferimenti sono molteplici: il Verbo si fece carne; la Vita si è resa visibile; ciò che abbiamo visto, udito, toccato del Verbo della vita; in Lui abita corporalmente la pienezza della divinità, ecc. La divina maternità è il più antico dei quattro dogmi mariani – Efeso 431 – seguito da quello della perpetua verginità, che non fu mai proclamato ma fin dall’antichità fa parte del patrimonio della fede cattolica. Gli altri due dogmi riguardano il concepimento immacolato (1854) e l’assunzione in anima e corpo in cielo (1950). Le Litanie lauretane invocano Maria come vergine delle vergini e come Madre inviolata, intemerata, Madre purissima, Madre castissima ecc. “Vergine madre” è il titolo con cui san Bernardo invoca Maria nel poema dantesco. Due parole che sintetizzano la grandezza di Maria, per cui Ella divenne “umile e alta più che creatura, termine fisso d’eterno consiglio”. Due parole che esprimono tutta la nobiltà di Maria e della stessa natura umana, elevata da Lei al punto che il “Fattore” della stessa natura volle farsi “sua fattura”, cioè creatura umana. Maria fu chiamata Madre di Dio dallo Spirito Santo che ispirò santa Elisabetta quando, udito il saluto di Maria, disse: “Come è possibile che la Madre del mio Signore venga a casa mia?”. Queste parole fecero esilarare il cuore di Maria, che subito elevò a Dio il cantico del ringraziamento, il Magnificat. A causa di questo titolo – Madre del Signore – tutte le generazioni chiamano beata Colei che divenne “tanto grande” che, chiunque vuole ottenere grazie da Dio ma non ricorre a Lei, “sua disianza vuol volar sanz’ali”. La verginità feconda di Maria è il segno della unicità del miracoloso accadimento di duemila anni fa, predetto dai profeti e proclamato fino alla fine dei secoli; ed è un prodigio della infinita potenza e condiscendenza di Dio, anzi della Trinità divina, per cui Maria divenne figlia del Padre, Madre del Figlio e Sposa dello Spirito. Perciò, dire Madre di Dio, significa dire Colei che è nel cuore della santissima Trinità, elevata al di sopra delle nature angeliche, e al vertice della natura umana, in quanto Madre del Re – cui fu dato ogni potere in cielo e in terra – e perciò Regina del cielo e della terra. Il primo motivo che ha indotto la Chiesa a celebrare questa festa è certamente la volontà di esaltare Maria, la quale si rallegra al ricordo del sublime privilegio. Ma un secondo motivo è certamente quello di volerle giurare fedeltà e amore come figli suoi, benché indegni. La divina maternità non legò inscindibilmente Maria soltanto alla Trinità, ma anche a tutto il genere umano. L’Uomo Gesù, infatti, non è solo il Capo di un corpo misterioso o mistico, di cui ciascun uomo diventa membro dal momento del battesimo o della perfetta adesione a Cristo. Gesù stesso disse: “Io sono la vite, voi siete i tralci”, e, morendo sulla croce, ci affidò a Maria nel discepolo prediletto Giovanni. Gesù garantì non solo la sua presenza costante in mezzo a noi, ma di vivere dentro ciascuno di noi. Purtroppo, però, se la maternità divina fece esilarare il cuore di Maria, la maternità degli uomini la rende “Mater dolorosa”, a causa dei nostri peccati. Il peccato è la guerra degli angeli e degli uomini contro Dio. A causa di questa guerra scoppiata in cielo, satana fu precipitato nell’inferno, e Gesù poté dire: “Ho visto satana cadere dal cielo come una folgore”. A causa del peccato originale, la progenie umana fu messa fuori dell’Eden. Ma nello stesso tempo Dio offrì all’uomo la possibilità di redimersi, promettendo un Redentore e un Re della Pace, stirpe della Donna per eccellenza, Maria. Oggi, Giornata della pace, accettiamo questa offerta di pace; eliminiamo il peccato dalla nostra esistenza; purifichiamo le nostre coscienze rendendole immacolate come Maria; solo così potremo essere assunti anche noi in anima e corpo in cielo. Lì ci sentiremo veri figli di Dio e di Maria! P. Fiorenzo Mastroianni