In quel tempo1 Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 5Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». 6All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». 8Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. 9Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

Matteo inizia il racconto del miracolo della trasfigurazione dicendo: “Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte su un alto monte”. Lì il volto di Gesù si illuminò come il sole (os ‘o èlios) e le vesti divennero candide come la luce (os to fòs). Matteo non dice il motivo per cui Gesù fece questo, e perciò dobbiamo pensare che il motivo fu quello di farli assistere a un evento insolito: la sua trasfigurazione. Sappiamo che Dio è “luce vera”, come dice San Giovanni, e perciò l’evento fu “normale”: Gesù mostrò la sua natura vera, trasfigurandosi in luce, non davanti al popolo e neppure davanti ai dodici apostoli, ma davanti a tre prescelti. Pietro, Giacomo e Giovanni erano considerati le colonne del collegio apostolico, e furono testimoni privilegiati anche di altri eventi prodigiosi, come il sudore di sangue nell’orto degli ulivi. E una domanda sorge spontanea: chissà se i tre, quando videro il volto insanguinato di Gesù nel Getsemani, si ricordarono di quello stesso volto, visto splendente sulla montagna del Tabor. Non sappiamo il vero motivo per cui Gesù volle mostrare la sua gloria solo a loro, “in disparte, su un alto monte”. Forse per dire che soltanto chi si distacca dalla terra, e si ritira di tanto in tanto in disparte, lontano, può contemplare nel suo spirito il volto di Dio! Matteo e Marco non parlano di alcuni particolari importanti, sottolineati invece da Luca: a) la trasfigurazione avvenne mentre Gesù pregava; b) Mosè ed Elia, apparsi anch’essi “in gloria” (en dòxe), parlavano con Gesù del suo esodo; c) i tre erano gravati dal sonno ma si tennero svegli, e perciò d) videro la sua gloria (èidon ten doxan autoù). Il fatto che i tre erano gravati dal sonno fa ritenere che l’episodio sia avvenuto di notte, e così le tenebre misero in risalto la luce del volto di Gesù. Gesù, – come sottolinea Luca altrove – si ritirava spesso in montagna “et erat pernoctans in oratione Dei” (Lc 6,12), come fece prima di scegliere i dodici apostoli. Mosè ed Elia sono personaggi significativi, e significativa è la loro apparizione accanto a Gesù. Sappiamo infatti che i Sadducei – uomini facoltosi e sacerdotali – accettavano solo il Pentateuco, cioè i primi 5 libri della Bibbia, e non davano importanza ai profeti. Non credevano nella sopravvivenza delle anime, nell’esistenza degli angeli ecc. Mosè ed Elia sono i più importanti profeti dell’Antico Testamento: Mosè diede la Legge, Elia riassume i profeti. La loro apparizione sul Tabor accanto a Gesù significa che le anime – tutte le anime – vivono anche dopo la morte; Gesù conferma il valore della Legge mosaica e tutte le profezie della Scrittura che parlarono di lui. Spesso, infatti, diceva: “Scrutate le Scritture. Esse parlano di me”. Mosè ed Elia dialogarono sul prossimo “esodo”, cioè della prossima morte di Gesù e del suo ritorno in cielo. Pietro, Giacomo e Giovanni “videro la sua gloria”, ma fu irresistibile per loro, ancora nella carne, e perciò Pietro cominciò a vaneggiare, pronunziando parole spontanee: “Maestro, è bello per noi essere qui; allora facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia”, ma non sapeva quello che diceva, osserva Luca, mentre Marco dice che i tre furono colti dalla paura. Il resto lo fece una nube che li avvolse, e una voce che disse: “Questi è il mio Figlio, l’eletto, ascoltatelo”. Marco aggiunge che i tre caddero con la faccia a terra, ma Gesù li risvegliò ed essi non videro altri che Gesù, il quale ordinò loro di non parlare a nessuno della visione prima della sua risurrezione dai morti. Ma essi non compresero il significato della parole “risorgere dai morti”. Pietro si rifà a questo episodio quando scrive nella seconda lettura: “Carissimi, vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, non perché siamo andati dietro a favole artificiosamente inventate, ma perché siamo stati TESTIMONI OCULARI della sua grandezza. Egli infatti ricevette onore e gloria da Dio Padre, quando giunse a lui questa voce dalla maestosa gloria: “Questi è il Figlio mio, l’amato, nel quale ho posto il mio compiacimento”. Questa voce l’abbiamo udita discendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte” (2Pt, 1-16-19). Colpisce il fatto che l’episodio della trasfigurazione fu narrato da Matteo, Marco e Luca, e non da Giovanni che ne fu spettatore oculare e auricolare. Tuttavia egli sembra avere davanti agli occhi questo evento miracoloso – uno degli ultimi della vita di Gesù – quando descrive il primo miracolo, alle nozze di Cana: “Gesù manifestò la sua gloria, gloria come di unigenito del Padre”. Cambiare l’acqua in vino, infatti, è un grande prodigio, ma non si può dire che manifestò la gloria di Gesù quale unigenito figlio di Dio, come avvenne invece sul monte Tabor con la trasfigurazione e con le parole risuonate dall’alto, e cioè: “Questi è il Figlio mio, l’amato; in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo”. Noi siamo coloro che devono credere in Gesù Figlio di Dio, e osservare le sue leggi.

P. Fiorenzo Mastroianni

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