V DOMENICA DEL T. O. – ANNO B
LETTERA (Marco 1,29-39): A Cafarnao Gesù entra con Giacomo e Giovanni nella casa di Simone e Andrea, e guarisce la suocera di Pietro, ammalata, prendendola per mano. Verso sera, molti ammalati e indemoniati si radunano alla porta della città, e Gesù ne guarisce molti, ma non permette ai demoni di parlare “perché lo conoscevano”. La mattina seguente, Gesù si alza di buon’ora e va in luogo desertico a pregare, mentre molti lo cercano. “Tutti ti cercano” gli dissero i discepoli, ma Gesù rispose: “Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto”. La sera tardi e la mattina presto, tutti cercavano Gesù! Ed anche Gesù cderca tutti, girando per tutta la Palestina.
ALLEGORIA: Cafarnao significa “Villaggio del profeta Nahum”, e Nahum significa “Dio consola”. Lasciata Nazaret, dove era vissuto 30 anni, Gesù si trasferì a Cafarnao, nella Galilea dei pagani, che – come disse Isaia – viveva nell’ombra della morte. Ma Gesù vi fece brillare una “grande luce”, allegoria della sua presenza e della sua predicazione, dicendo: “Convertitevi perché il regno dei cieli è vicino” (Mt 4,17). E tuttavia Gesù maledisse Cafarano, la sua città per scelta (Mt 4,13), e Betsaida, la città di Pietro, perché, pur avendo visto la “grande luce”, non si convertirono. Tutto questo appare come allegoria delle prime parole del vangelo di Giovanni, quando dice che il Verbo lasciò il cielo e venne sulla terra, venne tra i suoi ma i suoi non l’hanno accolto, la sua luce brillò nelle tenebre ma le tenebre non l’hanno accolto (Gv 1,5.11). Luca, negli Atti, rileva un rapporto tra il paganesimo, le tenebre e satana, dove dice che Dio mandò Paolo ai pagani “perche passino dalle tenebre alla luce e dal potere di satana a Dio” (At 26,18).
E Gesù che maledisse Cafarnao, a Cafarnao trovò nel centurione pagano,“una fede così grande” che non trovò in tutto Israele (Mt 8,10).
MORALE: nella Galilea dei pagani, e specialmente a Cafarneo, Betsaida, Corazin, Gesù cominciò a predicare la conversione, vi operò molti miracoli e scacciò molti demoni. I demoni volevano parlare per dirgli – come avvenne nella sinagoga di Cafarnao – “io so chi tu sei, il santo di Dio” (Mc 1,24), ma Gesù non lo permetteva, perché avrebbe preferito che quelle parole uscissero dalle labbra pure degli uomini convertiti dalla sua predicazione. Ma invano. Allora Gesù decise di non fermarsi né nella “sua città” né in quella del capo degli apostoli (Betsaida), ma si portò “altrove, nei villaggi vicini” e per tutta la Palestina. L’insegnamento morale è questo: Gesù passa operando il bene. Ma come dice S. Agostino: “timeo Dominum transeuntem et non plus revertentem” (temo il Signore che passa e che non ripassa più). Quando passa Gesù passa la luce, passa la sua compassione di Padre e Fratello, passa il Liberatore da ogni male di cui è allegoria satana. Senza Gesù si sprofonda nelle tenebre della morte e nella maledizione di Dio. Gesù ci prende per la mano, come fece con la suocera di Pietro, e ci solleva perché – come dice Giovanni – in Lui è la vita, e perché, rimessi in sesto, serviamo Lui e i fratelli. Gesù ci attende alla porta della città, dove si decide se uscire o entrare, se accettare o rifiutare il messaggio, se restare ammalati e indemoniati oppure guarire per sempre e restare col Signore. Gesù è la vera ed unica porta del cielo (Gv 10,10). Ma se Cafarnao non accettò Gesù, Nazaret tentò di ucciderlo, Gerusalemme lo crocifisse. Gesù ama i suoi, ma i suoi non amano Lui, perché nessuno è profeta nella sua patria, tra i suoi parenti, tra i suoi amici, tra i suoi correligionari (Mc 6,4): Marco sembra ricalcare l’idea che Gesù venne per scacciare i demoni dalle sinagoghe.
ANAGOGIA: anagogia è rialzarsi – come la suocera di Pietro – dalle proprie miserie, dai propri peccati, dalla propria incredulità.
- Fiorenzo Mastroianni