SECONDO SCHEMA DELL’ASCENSIONE – Mc 16,15-20
Il primo accenno all’ascensione di Gesù lo troviamo in Luca, quando dice che sulla montagna del Tabor apparvero Mosè ed Elia “e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme” (L 9,31). Esodo vuol dire uscir fuori, andar via (odòs=via), come sìnodo vuol dire andare insieme, andare con.
Avvicinandosi la pasqua, cioè il tempo della sua passione-morte-risurrezione, Gesù predisse ai suoi discepoli che sarebbe stato ancora un poco con loro (Gv 16,16) e poi sarebbe scomparso dalla loro vista. Le parole erano chiare, ma il vero senso dell’espressione sfuggiva ai discepoli, che si chiesero appunto quale significato avessero le due parole “un poco”. Le capirono quando – da lì a poco – scompave dai loro occhi perché fu ucciso. Ma solo per poco non lo videro, cioè per soli tre giorni, e poi lo rividero per altri 40 giorni fino alla sua ascensione al cielo.
Questo è il significato più ovvio e immediato.
Ma forse Gesù intendeva anche un’altra cosa. Le parole “un poco” si riferivano probabilmente non tanto ai tre giorni trascorsi nel sepolcro, quanto ai pochi anni che gli apostoli avrebbero vissuti senza Gesù, fino alla loro morte. Gesù infatti accenna alle tribolazioni che avrebbero dovuto subire in quegli anni di oscurità dello spirito, che sarebbero però presto passati, ed essi avrebbero visto di nuovo il Signore in paradiso, rallegrandosene. In quel medesimo tratto di vita terrena, il mondo – cioè i non credenti – avrebbero goduto: “Voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia” (Gv 1620).
Noi oggi celebriamo l’ascensione, ricordiamo cioè il giorno in cui Gesù scomparve dalla vista degli apostoli.
Dell’enorme significato di questo evento, Gesù parlò nel dialogo con Nicodemo, allorché disse: “Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo”. Il cielo era stato chiuso per tutti, eccetto per il Figlio di Dio, che aprì le porte del cielo per venire sulla terra, e le riaprì per tornare al posto “dov’era prima”, e dove accolse tutti i santi dell’Antico Testamento, risvegliati con la sua “discesa agl’inferi”.
Ma l’evento dell’ascensione non ha solo questo straordinario significato metastorico. Esso è un mistero legato strettamente a due altri eventi centrali della vita di Gesù e della Chiesa: l’Eucaristia e lo Spirito Santo, come evidenziano i vangeli e gli Atti degli apostoli.
1) Ascensione ed Eucaristia: Parlando a coloro che ritenevano irrealizzabile la promessa dell’eucaristia, Gesù disse: “Questa è una difficoltà per voi? E se vedeste il Figlio dell’uomo risalire dov’era prima?”. E di fatti lo videro nel giorno dell’ascensione ben 500 persone. Cioè, per Gesù, il suo salire al cielo era il segno della sua onnipotenza e grandezza: Lui – e Lui solo – poté salire e scendere dal cielo, così come operare miracoli e persino farsi mangiare dagli uomini. Quando gli uomini lo mangiano, Gesù diventa la “porta” del cielo, poché “chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, ha la vita eterna”.
A conferma di ciò, cioè della sua potenza, Gesù – prima di tornarsene al cielo – conferì i suoi poteri straordinari anche agli apostoli e a chiunque crede in lui: “Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno”. E Marco conferma che gli apostoli “partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano”.
L’ascensione, dunque, non è semplicemente uno dei tanti episodi della vita di Gesù: essa è l’ultimo atto della sua vita in terra, e il primo di un suo nuovo modo di essere con tutti coloro che credono in lui. Non a caso Gesù disse: “Ecco, io sono con voi fino alla fine del mondo”.
Luca, poi, rileva che Gesù non si alzò da terra ma “da tavola”: “mentre si trovava a tavola con essi”, raccomandò loro di non allontanarsi da Gerusalemme e, “detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in cielo”. E sembra voler significare che Gesù tornerà “a tavola” alla fine del mondo, poiché fa dire ai due uomini biancovestiti: “tornerà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo”. Gesù stesso aveva detto: “il padrone al suo ritorno si cingerà le vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli” (Lc, 12, 35-38).
2) Ascensione e Spirito Santo: Gesù dichiara necessario il suo ritorno al Padre, al fine di mandare a noi lo Spirito Santo: “E’ bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paraclito: se invece me ne vado, lo manderò a voi” (Gv 16,7). Gesù ripete molte volte nel Vangelo che Lui stesso fu mandato nel mondo dal Padre; ora dice che sarà Lui a mandare nel mondo lo Spirito Santo.
Allo Spirito Santo, Gesù assegna molte funzioni: starà con noi per sempre, sarà nostro avvocato e consolatore, ci porta i suoi doni ecc. Domenica prossima la Chiesa celebrerà appunto la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli e sulla Madonna radunati nel cenacolo.
Quando lo Spirito Santo avrà svolto il suo compito di introdurre l’umanità nella “Verità tutta intera”, tornerà anch’Egli al Padre e al Figlio, e sarà Lui il vincolo di unità tra Dio e gli uomini, in modo che Dio sia tutto in tutti.
3) L’Ascensione e noi: Gesù si meravigliò che, dopo aver detto che stava per lasciare la terra, nessuno gli chiedeva “dove vai?”. Succede a chiunque sta per raggiungere un traguardo meraviglioso, e vuole renderne partecipi i suoi amici. Gesù stava per andare a preparare un posto anche per noi: “Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi” (Gv 14, 3).
Ma la direzione presa dal corpo di Gesù mentre saliva al cielo non era la via del paradiso. La via del paradiso e la porta del paradiso è Gesù stesso. In paradiso non ci si va con l’astronave, perché non è un luogo collocato in alto. Il paradiso è Dio, e si raggiunge incorporandosi a Gesù, con la fede e con l’Eucaristia. E’ Lui l’astronave per il paradiso. Lui è la via e la porta del paradiso: “Del luogo dove io vado, voi conoscete la via” (Gv 14, 4); “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Gv 14, 6).
P. Fiorenzo Mastroianni