PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA
Il Figlio di Dio, venendo sulla terra, volle fare tutte le esperienze di un qualunque mortale.
Come ogni mortale nacque in una famiglia, e volle godersela per 30 anni della sua vita, carezzato dalla madre Maria, protetto dal padre putativo Giuseppe, col quale collaborò nell’arte del falegname.
Volle fare l’esperienza della società civile e religiosa, frequentando ogni sabato la sinagoga; e dedicò gli ultimi tre anni della vita all’attività pubblica, girando per tutta la Palestina, predicando e operando miracoli.
Prima però di lasciare Nazaret per girare di città in città, volle fare una serie di altre esperienze nell’arco di 40 giorni, vivendo da solo nel deserto, dove – in una sorta di Divina Commedia – s’imbatté nelle fiere, negli angeli e nei diavoli.
L’evangelista Marco non si sofferma sull’incontro-scontro con satana e non descrive le tre tentazioni subite, agevolmente superate da Gesù, ma si limita ad accennare il tutto con due brevi frasi: “Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto, e nel deserto rimase 40 giorni, tentato da satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano”.
Così Marco ci offre gli elementi essenziali su cui riflettere.
Questa immersione di Gesù nel deserto, dove sosta 40 giorni, è allegoria della vita dell’uomo, poiché nell’area mediterranea del tempo, 40 anni corrispondeva alla vita media degli uomini. Ed è allegoria di tutta la vita terrena di Gesù che, dopo di essere vissuto con due angeli (Maria e Giuseppe), negli ultimi tre anni subì la tentazione quotidiana degli scribi e farisei, che lo spinsero a lamentarsi: “Fino a quando dovrò stare ancora con voi?”.
Così il deserto è l’immagine delle difficoltà e delle gioie, rappresentate rispettivamente da satana e dagli angeli. Le tentazioni sono le stesse che subisce ogni uomo durante l’arco della sua vita in terra.
Detto questo, non ci resta – dunque – che imparare da Gesù a comportarci come si comportò Lui nel godere le gioie della vita, nel sopportare i disagi della vita, nel lottare e vincere contro le tentazioni di satana.
Poiché l’evangelista Marco non si sofferma a descrivere le tre tentazioni superate da Gesù, possiamo riflettere oggi sulla seconda parte del brano evangelico propostoci dalla liturgia di questa prima domenica di quaresima. Marco scrive: “Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo”.
Non sappiamo con esattezza cosa volesse dire Gesù con l’espressione “il tempo è compiuto”, ma l’accenno all’arresto e quindi alla morte del Precursore, che fu l’ultimo profeta dell’Antico Testamento, ci fa pensare che Gesù volle significare che con Giovanni si chiuse una lunga epoca storica, iniziata con Adamo ed Eva, e che un’altra epoca era iniziata con la discesa del regno di Dio “in mezzo” a noi. Era terminata l’epoca della “pedagogia”, nella quale Mosè e i profeti avevano dirozzato il popolo adamitico e peccatore, e – nella pienezza dei tempi – era cominciata l’epoca della maturità, della civiltà cristiana, nella quale – lentamente – l’Agnello di Dio avrebbe collaborato con l’uomo per togliere il peccato dal mondo. Era terminato il tempo della “inimicizia” e della chiusura del paradiso – dove mai nessuno era entrato – e stava per cominciare il kairòs del perdono, del riscatto, dell’amore, cioè nella nuova, ultima ed eterna alleanza tra Dio e gli uomini.
Gesù indicò il mezzo per entrare nel “regno” già presente nel mondo: credere al Vangelo. Se si crede al vangelo, si toglie il peccato dal mondo, e l’epoca seconda, quella cristiana, sarà migliore della precedente, pagana e “adultera” dal vero Dio.
Temendo che tutto questo possa non convincere chi, vivendo ormai alle soglie del terzo millennio di vita cristiana, lo trova ancora ingolfato nei peccati, e non constata la “novità” portata dal Vangelo, pur condividendone la perplessità, invitiamo i dubbiosi a considerare la fioritura dei santi della Chiesa cattolica avvenuta nei primi 2000 anni di vita cristiana, la civilizzazione dei barbari e delle terre toccate dai missionari cristiani, prima in Europa, poi in America, Asia, Africa. Civilizzazione, educazione, inculturazione che dura anche oggi, attraverso missionari e missionarie che dovunque, prima delle chiese, costruiscono le scuole e insegnano a coltivare il terreno, e insegnano l’”umanesimo cristiano”, cioè che la via che porta a Dio è l’uomo.
Davvero non c’è paragone con l’epoca precedente, dal momento che iniziò l’evangelizzazione di “tutte le creature”.
All’età dell’odio si sta affermando lentamente ma sicuramente l’età dell’amore.
Gesù è il vero arcobaleno di cui si parla nella prima lettura, perché Lui unisce il cielo con la terra; Gesù col suo battesimo – di cui parla Pietro nella seconda lettura – continua a lavare le anime di tutti gli uomini di buona volontà e amati dal Signore (en anthropois eudokìas).
- Fiorenzo Mastroianni