In quel tempo Gesù disse:1 «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. 2Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. 3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. 4E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. 5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». 6Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.7Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. 8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.

Non è agevole capire perché Gesù paragona se stesso alla “Porta dell’ovile”. Più facile è capire che egli sia il Pastore delle pecore. Per capirci qualcosa, bisogna chiedersi che cosa intende Gesù per ovile. Fuori simbolo, esso è il luogo che accoglie un certo numero di pecore, proteggendole dal freddo e dal caldo e dai lupi. Può essere un edificio oppure uno spazio in campo aperto circondato da una rete. Nell’ovile si può entrare attraverso la porta, la finestra, il tetto, o saltando la rete. Ma a che cosa allude Gesù? Di che cosa è simbolo l’ovile? Se essa è la Chiesa istituzionale, si entra a farne parte ricevendo i sacramenti, a cominciare dal battesimo. I sacramenti sono opera di Cristo, che quindi è la porta della sua Chiesa. Gesù insegna che chi entra a far parte della Chiesa in modo regolare, cioè ricevendo i sacramenti degnamente, sarà certamente una pecora felice, perché la grazia di Dio la fa sentire libera di entrare e di uscire, e di seguire il pastore che la conduce ai pascoli ubertosi della felicità e della gioia. E chi entra regolarmente nella Chiesa di Cristo può diventare anche pastore delle pecore, amico delle pecore, che imparano a conoscere la sua voce e lo seguono volentieri. Il pastore vero è il padrone delle pecore, il quale le ama come sua proprietà, e le difende fino al sangue contro i lupi rapaci. Pastore vero, buono e bello è Gesù e coloro ai quali egli affida le sue pecore. I pastori che non entrano per la porta dell’ovile, ma dal tetto o dalla finestra, o saltando la rete, sono come i lupi, desiderosi solo di recar danno alle pecore. E chi sono costoro? Sono tutti coloro che si attribuiscono un ruolo non concesso loro da Cristo; sono gli eretici, che insegnano false dottrine, e invece di recare vantaggio alle pecore, cioè alle anime, le conducono alla rovina e al precipizio. Tali sono anche gli immorali – laici, clero, vescovi, papi – che in tutti i secoli recarono molto danno alla Chiesa di Cristo. Ma a questo punto potremmo chiederci a che serve una porta che non garantisce la sicurezza dell’ovile, e permette l’accesso anche ai lupi e ai falsi pastori, come appunto è successo nella storia cristiana? E qui si apre un altro campo di idee e di riflessioni. Forse Gesù, col termine ovile non intese tanto la Chiesa istituzionale – nella quale si può entrare ricevendo solo i sacramenti – quanto la Comunione dei santi, di cui si diventa membro – pastore o pecora – confrontandosi con la persona stessa di Cristo, prima che con i suoi sacramenti. Nessuno diventa vero membro dell’ovile di Cristo senza questo confronto. In tal senso egli è la porta sicura. Se accetti Cristo e diventi come lui, sei perfettamente in regola e sei pecora o pastore del gregge di Cristo, perché egli è la porta sicura: se pretendi, infatti, di entrare nella Comunione dei santi senza questo confronto, ti illudi. Chi si azzarda a entrare nella sala delle nozze senza la veste nuziale – che è la somiglianza con Cristo – viene subito preso e buttato fuori. Far parte, dunque, della Chiesa istituzionale, come pecora o come pastore, non equivale a far parte del vero ovile di Cristo, che è costituito dai santi.

P. Fiorenzo Mastroianni

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