Vangelo

E noi che cosa dobbiamo fare?

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 3,10-18

In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe». Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

Parola del Signore.

Giovanni predicava lungo il Giordano. Molta folla accorreva a lui: scribi, farisei, pubblicani e persino soldati.

Il linguaggio di Giovanni – figlio del deserto – era spesso duro, a volte violento, come quando chiamò tutti “razze di vipere”. Il linguaggio di Gesù – allevato con amore da Maria a Nazaret – era molto più dolce: accarezzava i bambini e chiamava i discepoli “Figliolini miei” (Mc 10,24; Gv 13,33).

Ma a Gesù non dispiaceva il linguaggio del precursore, inviato a spaccare le pietre per raddrizzare le strade del Signore. Egli stesso, infatti, veniva in incognita tra la folla per ascoltarlo. Persino Erode lo ascoltava volentieri e lo temeva.

IL FORTE, IL GRANDE, IL SANTO: Giovanni non conosceva Gesù, pur essendo suo cugino. Sapeva però “fiutarne” la presenza. Era ancora nel grembo materno quando Gesù – appena germogliato in Maria – si avvicinò a lui, che sussultò di infinita gioia. Dopo trent’anni, sul Giordano, Giovanni ne avverte la presenza tra la gente e, senza farne il nome, lo preannuncia con espressioni come: “in mezzo a voi c’è uno che voi non conoscete” (Gv 1,26).

Gesù, fino a trent’anni, era ancora sconosciuto alle moltitudini. Alcuni sapevano che era “il figlio del falegname”.

Ma solo Giovanni avverte che quel “figlio del falegname” è un uomo forte, “più forte di me”; è talmente nobile che “io stesso – dice Giovanni – non sono degno di sciogliere i legacci dei suoi sandali” (Gv 1,27); è talmente santo che ha il potere di battezzare “con lo Spirito Santo e fuoco”, e non solo con l’acqua come Giovanni.

IL GIUSTIZIERE: in conformità col suo linguaggio e spiritualità, Giovanni preannuncia la venuta di Gesù come giustiziere.

Le case dei contadini ebrei avevano quasi tutte un’aia dove essiccare il grano. Ed era facile vedere nelle aie contadini che, muniti di ventilabro o pala, lanciavano il grano nell’aria, perché il vento ne staccasse la pula.

Gesù faceva spesso riferimento a immagini della vita contadina o marinaresca, per spiegare concetti altissimi. Prima di Lui, Giovanni il Battista.

Per Giovanni, quel “figlio del falegname” era munito di un ventilabro, per separare il grano dalla pula, cioè i buoni dai cattivi, per raccogliere il grano nei suoi granai e gettare la pula nel “fuoco inestinguibile”!

Quel “figlio del falegname” era venuto proprio per “pulire la sua aia”.

COSA DOBBIAMO FARE? La folla accorreva a Giovanni non per “essere gettata nel fuoco” ma perché voleva salvarsi.

“Che cosa dobbiamo fare?” chiedevano tutti; “che cosa dobbiamo fare?”, chiedevano i pubblicani, e così i soldati.

A ciascuno la sua risposta. Ma tutte possono riassumersi nel detto paolino: “E’ più bello dare che ricevere”. Infatti, ai pubblicani il Battista impose: “Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato” (Gv 1,13); e ai soldati: “Non estorcete niente a nessuno, contentatevi delle vostre paghe” (Gv 1,14). A tutti, Giovanni diceva: “Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ce l’ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto” (Gv 1,10).

È più bello dare che ricevere!

Quale sarà il criterio di separazione dei buoni dai cattivi e del grano dalla pula nel giorno del giudizio? La generosità e l’egoismo. Le opere di misericordia corporali e spirituali.

GIOVANNI IL “MAESTRO”: Probabilmente Giovanni non sapeva né leggere né scrivere, perché era vissuto nel deserto. E tuttavia i pubblicani lo chiamano “Maestro”.

Come venne santificato nel grembo materno, così forse ricevette – nello stesso momento – la scienza infusa, finalizzata alla conoscenza del Figlio di Dio e alle vie della salvezza.

La predicazione di Giovanni non era teologica, ma morale: insegnava cioè la prassi secondo giustizia. Questo lo facevano anche i filosofi, e lo facevano anche i farisei. Questi ultimi, però, imponevano un elenco enorme di prescrizioni. Giovanni insegnava a fare bene il proprio dovere, secondo il proprio stato sociale.

La predicazione di Gesù era soprattutto teologica, finalizzata alla conoscenza del Padre e del Figlio: “Questa è la vita eterna, che conoscano te, Padre, e il Figlio che tu hai mandato”.

Nei vangeli, il titolo di Maestro viene dato 42 volte a Gesù e qualche volta ai Dottori del tempio e a Nicodemo.

Gesù rimprovera Nicodemo per la sua ignoranza teologica, e vieta ai suoi discepoli di dare il titolo di Maestro ad altri, poiché “uno solo è il vostro Maestro, il Cristo”.

Giovanni stesso segna il limite della sua attività, dicendo apertamente: “Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me” …ecc.

 LA GIOIA: Il “termine “giustiziere” usato qui sopra si inquadra nella mentalità del Battista, ma Gesù non venne tanto per giudicare e condannare, ma per salvare. Egli è pietra di contraddizione, solo perché l’uomo deve optare per lui o contro di lui, non essendoci via di mezzo.

Chi sceglie Lui, sceglie la vita perché egli è la vita, sceglie la verità perché egli è la Verità, sceglie la gioia perché egli è la felicità del Padre.

Chi sceglie lui non cade nel fuoco distruttivo della Geenna, ma viene battezzato nel fuoco dello Spirito Santo.

La prima e la seconda lettura di oggi sono due inni alla gioia: “il Signore ha revocato la sua condanna”, “il Signore tuo Dio in mezzo a te è un salvatore potente”, ed “esulterà di gioia per te, ti rinnoverà con il suo amore” (Sofonia).

“Fratelli, rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi” (san Paolo ai Filippesi).

P. Fiorenzo Mastroianni

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