Mc 1 , 14-20
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.
Gesù iniziò la sua predicazione dicendo: “il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo”. Due istanze imprescindibili: convertirsi e credere al vangelo. Le tre letture di questa terza domenica del tempo ordinario sottolineano LA NECESSITÀ E L’URGENZA della conversione, che comporta la fede in Cristo. LA NECESSITÀ, altrimenti l’uomo paga le conseguenze delle sue cattive scelte, come avvenne col diluvio universale, con Sodoma e Gomorra, con le piaghe d’Egitto. Ma il Signore è pronto a liberarci da ogni male se ci convertiamo a Lui, come avvenne per Ninive, la grande città peccatrice, minacciata di distruzione dal profeta Giona, se non si fossero convertiti entro 40 giorni. A cominciare dal re fino all’ultimo schiavo, si vestirono di sacco e diedero segni di conversione. L’URGENZA è sottolineata sia dalla prima lettura, nella quale si parla di 40 giorni, sia dal vangelo, dove Gesù afferma: il tempo è compiuto, il regno di Dio è vicino, credete al vangelo. Qualunque sia il significato della prima parte di questa espressione, per ognuno di noi il tempo del giudizio è vicino, qualunque età abbiamo. San Paolo, nella seconda lettura, ci propone una riflessione: poiché passa la scena di questo mondo, perché legarsi ad essa? Perciò, usiamo le cose di questo mondo come se non le usassimo. Ma siccome questo vale per tutte le generazioni fino alla fine del mondo, Gesù chiamò a sé alcuni uomini del suo tempo – in numero di dodici – perché andassero in giro annunciando la stessa notizia, che lui stesso definì “buona notizia”, eu-angelion. Poi chiamò altri 72 discepoli, dato che il mondo da evangelizzare è enorme. E’ necessario e urgente che gli uomini si convertano, ma altrettanto necessaria e urgente è la risposta che devono dare quei privilegiati che sono chiamati da Dio ad essere pescatori di uomini. Abbiamo letto come i primi quattro apostoli lasciarono “subito” (euthùs) le reti e la barca che erano la fonte della loro sussistenza quotidiana, insieme con le loro famiglie; lasciarono il padre e i garzoni, perché Gesù disse: “Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me”. Lasciare tutto fu importante per questi apostoli e fu importante per migliaia di monaci e di religiosi che, nella storia cristiana, hanno anch’essi lasciato tutto. Ma in questo furono simili a tanti filosofi che pure vissero poveramente. Ciò che li distingue dai filosofi è la sequela di Cristo, per imparare a vivere con lui e come lui: povero, casto, obbediente, umile. Da parte sua, Gesù resta fedele con coloro che egli chiama: non si pente delle sue scelte anche quando i “prescelti” lo tradiscono, come Pietro e Giuda. Anzi, Gesù ribadisce la sua chiamata anche tre e quattro volte, come avvenne a Pietro: la prima volta fu Andrea a condurre Pietro da Gesù, e fin da allora Gesù gli promise di porlo a fondamento della sua Chiesa; la seconda volta lo chiamò insieme ad Andrea, Giacomo e Giovanni; la terza volta sulla montagna, quando Gesù costituì i Dodici; la quarta volta dopo il tradimento, quando gli disse “seguimi”. Gesù ci insegna ad essergli fedeli, a non tornare indietro, perché “chi mette la mano all’aratro e guarda indietro, non è atto al regno di Dio”. Il 25 gennaio la Chiesa celebra la conversione di san Paolo: da persecutore della Chiesa, divenne un apostolo ardente. Quanto avrebbe perso la Chiesa se non si fosse convertito Paolo! Fu lui che scrisse: “Guai a me se non evangelizzerò”. Gesù disse: “Si fa più festa in cielo per un peccatore che si pente, che per 99 giusti che non hanno bisogno di conversione”. Il vangelo parla dei due fratelli Pietro e Andrea che “lasciarono le reti”, e dei due fratelli Giacomo e Giovani che “lasciarono Zebedeo nella barca con i garzoni”. Le reti richiamano i pesci, Zebedeo e i garzoni richiamano gli uomini, il mondo. In realtà Pietro e Andrea non lasciarono ma cambiarono le reti, perché Gesù volle che continuassero il loro compito di pescatori pescando non pesci ma uomini: “Venite dietro a me, vi farò pescatori uomini”. Pietro e Andrea eseguirono il loro compito fino alla morte, pescando e conducendo a Cristo pesci buoni e pesci cattivi, e la loro attività è stata continuata nei secoli dai papi, dai vescovi, dai missionari, e anche oggi bisogna che gli uomini si lascino “irretire” dalla parola del vangelo, impegnandosi però ad essere pesci buoni, senza rischiare di essere buttati via perché cattivi.
P. Fiorenzo Mastroianni