In quel tempo 12Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, 13lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, 14perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: 15Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! 16Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta. 17Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». 18Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 19E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». 20Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. 21Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. 22Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono. Gesù predica e guarisce 23Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.
Gesù chiamò dodici uomini perché stessero con Lui, e li chiamò apostoli perché li inviò a predicare, a guarire gli ammalati e a cacciare i demoni. Dei dodici apostoli abbiamo l’idea che erano pescatori, perché tali furono i primi quattro, ma essi sono un terzo dell’intero collegio; gli altri, come Giuda, Matteo, Filippo ecc., non solo non erano pescatori, ma avevano anche una loro cultura, e c’era persino uno – Simone – che era “zelota”, cioè un patriota combattivo, la cui presenza, e la spada posseduta e usata da Pietro ha fatto ritenere a qualche studioso – come l’inglese Samuel Brendon – che Gesù non escludeva l’uso della violenza quando fosse stato necessario; e ha indotto Ernst Bloch a ritenere Gesù non un agnello pacifico ma un vero lottatore. Il vangelo di oggi ci mostra Gesù che passa dalle rive del Giordano alle sponde del mare di Galilea, e vi trova le stesse persone che gli interessavano molto da vicino, in modo particolare Andrea e Giovanni, discepoli del Battista, ed anche Pietro. Gesù li invitò a lasciare tutto e a seguirlo. Tre di essi – Pietro, Giacomo e Giovanni – divennero le colonne della comunità nascente. Ma chiediamoci che cosa sapevano di Gesù questi “poveri pescatori” quando lo videro avvicinarsi alle loro barche per invitarli a seguirlo? Andrea e Giovanni avevano ascoltato tutte le parole del Battista relative al “Rabbi”, al Maestro, come lo chiamarono per istinto e gli chiesero “dove abiti?”. Il Battista aveva detto alla folla: “In mezzo a voi c’è uno che voi non conoscete”, ma è così grande che “io non sono degno di sciogliergli i sandali dei piedi”. Disse che Gesù esisteva già prima di lui e doveva passargli avanti. Gesù – disse – è l’agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”. E giunse a dire: “Questi è il Figlio di Dio”. Andrea e Giovanni avevano anche sentito la voce del Padre che presentò Gesù come suo dilettissimo figlio, oggetto delle sue compiacenze. E come se ciò non bastasse, vollero saperne di più, e chiesero a Gesù di stare una mezza giornata con Lui, a casa sua. E possiamo intuire di che cosa parlarono, perché il giorno dopo, Andrea vide Pietro e gli disse: “Abbiamo trovato il Messia”, e portò anche Pietro da Gesù, il quale lo fissò negli occhi e gli disse: “Tu sei Simone, figlio di Giovanni; ti chiamerai Kefa, cioè Roccia”. Roccia o base della futura Chiesa. Ecco cosa sapevano tre dei quattro primi apostoli intorno a Gesù, quando li invitò a seguirlo: sapevano di seguire uno che era Figlio di Dio, Messia, Salvatore del mondo. In pratica, sapevano tutto l’essenziale della cristologia. Né ci deve meravigliare che Gesù rivelò subito la sua identità messianica ai primi due discepoli; risulta infatti che, poco dopo l’episodio del Giordano, Gesù chiamò Filippo, che a sua volta incontrò Natanaele, al quale dovette palesare le cose dette a lui da Gesù: “Abbiamo trovato colui del quale parlarono Mosè nella Legge, e i Profeti: Gesù di Nazaret, figlio di Giuseppe”. E forse Gesù aggiunse le parole del Padre al battesimo, di essere Figlio di Dio. Infatti, Natanaele disse a Gesù: “Tu sei il Figlio di Dio, tu sei il Re d’Israele”. I biblisti avanzano altre ipotesi, ma questa qui esposta è la crono-cristologia secondo gli evangelisti. Ed anche alla Samaritana, la quale disse che attendeva il Messia, Gesù rispose subito: ”Sono io che ti parlo”: egò èimi, o lalòn soi. A questo punto possiamo osservare come i discepoli chiamati da Gesù – Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni – fin dal momento della chiamata sapevano gli argomenti essenziali per diventare pescatori di uomini, cioè predicatori del vangelo. Essi dovevano soltanto annunciare che Gesù era il Figlio di Dio, il Messia e Salvatore. Ora possiamo capire perfettamente le prime parole di Gesù all’inizio della sua predicazione: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”. Convertitevi: la conversione è la metànoia, il cambiamento di mentalità, l’orientarsi verso il cielo. Il regno dei cieli è vicino, anzi è in mezzo a noi, perché il regno dei cieli è Gesù (autobasilèia), il quale è l’Emmanuele, il Dio con noi. Secondo Marco 1,15, Gesù diceva invece: “Convertitevi e credete al vangelo”, che è una endiade, poiché esprime una sola idea in due frasi; equivale infatti a: “Convertitevi, cioè credete al vangelo”; convertirsi consiste nel credere al vangelo. Perciò la Chiesa chiama conversione quella di Paolo: non perché smise di operare il male – era infatti un ebreo osservante – ma perché cominciò a credere in Gesù, “autore della fede”. E’ vero che si salverà anche chi opera il bene senza credere in Gesù, ma a condizione che non lo abbia rifiutato! Vangelo vuol dire buona notizia. C’è una notizia più meravigliosa di questa?