LETTERA (Giovanni 18, 33-37): “Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: “Sei tu il re dei Giudei?”. Gesù rispose: “Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?”. Pilato disse: “Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?”. Rispose Gesù: “Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù”. Allora Pilato disse: “Dunque tu sei re?”. Rispose Gesù: “Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”.
ALLEGORIA: il brano evangelico non contiene nessuna allegoria.
MORALE: la morale cristiana non è un complesso di leggi emanate chissà da chi, per raggiungere chissà quale scopo, magari oppressivo e sadico. La morale cristiana non suppone neanche delle leggi, ma è tutta fondata sull’amore verso una Persona che è padre, creatore, redentore degli uomini; Padre divenuto Fratello incarnandosi – tramite la divina persona del Figlio – per darci un esempio di come si vive da uomini autentici, amando Dio e il prossimo. Chi ama non ha bisogno di leggi scritte, come ripete abbondantemente san Paolo. Anche in questo senso, Gesù non è re di questo mondo, cioè alla maniera dei re di questo mondo, i quali impongono la loro volontà e dominano e opprimono i sudditi. Il regno di Gesù è il regno dell’amore e della verità. Sembra campata in aria l’espressione “per questo sono venuto nel mondo, per rendere testimonianza alla verità”. Gesù, cioè, è venuto nel mondo per far conoscere agli uomini ciò che è veramente bene e ciò che è veramente male, e per farci conoscere i rapporti “veri” stabiliti dal Creatore tra Lui e noi, tra noi e noi, e tra noi e l’universo. Immorale, infatti, è solo ciò che contraddice o falsa questi rapporti pre-stabiliti con l’atto della creazione. Anche per questo, il Re-Gesù non ha bisogno di soldati che lo difendano, poiché “chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”, e chi non è dalla verità non l’ascolterà mai. Non è la verità che ha bisogno di essere “difesa”, ma la menzogna. La verità va solo cercata e seguita, perché essa si presenta evidente a chi vuole conoscerla, e si impone con la sua luce. L’evangelista Giovanni ci mostra i Giudei refrattari a conoscere la verità del Cristo, Pilato come nebulosamente interessato a conoscere “cos’è la verità”, e infine Gesù che – secondo la classica “ironia giovannea” – evidenzia la sua regalità sedendo coronato – benché di spine – davanti al popolo che si autocondanna, e che induce Pilato a scrivere sulla croce in varie lingue “Gesù Re dei Giudei”, e ciò indelebilmente: “ciò che ho scritto ho scritto”.
ANAGOGIA: l’”anagogia” o elevazione di Cristo in Croce gli permise di richiamare a sé tutto il mondo creato, gli ottenne l’eredità dal Padre che gli diede ogni potere in cielo e in terra, e segnò per sempre l’anagogia o elevazione alla sopranatura di tutti gli uomini di buona volontà.
- Fiorenzo Mastroianni, OFM Cappuccino