Littera gesta docet: la lettera insegna i fatti. Quid credas allegoria: l’allegoria cosa credere.

Moralis quid agas: la morale cosa fare. Quo tendas anagogia: l’anagogia indica la meta

 

* LETTERA (Gv 2,1-11): il brano evangelico di Giovanni ci porta a Cana di Galilea, a pochi chilometri da Nazaret. Lì si celebrava una festa di nozze, probabilmente di parenti o amici di Maria. Alla festa sono perciò presenti Maria, Gesù e i suoi primi discepoli. Non vi appare Giuseppe, forse perché già morto.

Si parla anche del vino, dei servi, delle giare, del Maestro di tavola e dello sposo: a) il vino manca, ma poi abbonda ed è molto buono; b) i servi, riempiono di acqua le giare e ne attingono ottimo vino; c) le giare sono 6, sono di pietra, sono capaci di due o tre barili ciascuna, servirono per la purificazione dei giudei e servirono come misura della “gloria” di Gesù; d)  il Maestro di tavola, al quale Gesù manda ad assaggiare il “suo” vino, e si meraviglia della sua specialità;  e) lo sposo, ignaro del miracolo come il Maestro di tavola, non sa di essere sfuggito a una brutta figura davanti agli invitati. Egli è la controfigura di Gesù, sposo della Chiesa.

Maria santissima –  che la fa quasi da padrona – è la controfigura della sposa, la presente-assente perché non se ne parla.

Infine si parla del miracolo, visto come “gloria” di Gesù dai discepoli, che vedono tale “gloria” e credono.

* ALLEGORIA: questi vari tasselli del racconto hanno un loro significato, perché Giovanni non li inserisce a caso, essendo tutto per lui un “segno”. Non possiamo soffermarci sui singoli tasselli, ma sul loro insieme, che secondo noi ci presenta una delle solite “ironie giovannee”. Se non è un’ironia, molti tasselli del racconto appaiono assurdi, a cominciare dal miracolo, “eccessivo” per quantità e qualità del vino, e fatto mentre gli invitati sono brilli: assurdità rilevata persino dal Maestro di tavola! Apparirebbe assurda anche  la risposta di Gesù alla Madre!

Ecco l’ironia giovannea: Gesù si era da poco allontanato da casa, e ora per la prima volta torna tra quei parenti che – come lamenterà più tardi – non lo ritenevano un profeta. E’ Giovanni a ricordarcelo: “Gesù stesso aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella sua patria” (Gv. 4,43s), e Matteo specifica: “non è disprezzato se non in casa sua” (Mt 13,57). Quei parenti criticavano Gesù per aver rotto i ponti con la casa e con la Madre, lasciandola sola e vedova. Quando la Madre chiede il miracolo, Gesù ironizza dicendo: “Che c’è tra me e te, o donna?”. E, operando un miracolo “eccessivo”, dimostra a quei tali parenti, a quelli della “sua casa”, che Egli non abbandona nessuno!

* MORALE: Gesù ci insegna oggi a saper valorizzare ed esaltare i valori umani dell’amicizia, dei rapporti parentali, della sana convivialità; ci insegna a essere “eccessivi” nell’operare il bene a vantaggio di chi ci disprezza o ci fa del male; Gesù ci insegna che la sua e la nostra “gloria” sta nell’operare il miracolo dell’amore da far vedere agli altri perché “credano”.

* ANAGOGIA: Dio è stato “eccessivo” nel creare non miliardi stelle ma di galassie, ciascuna composta di miliardi di stelle che mai nessuno vedrà; eccessivo nel continuare a creare miliardi di esseri umani, senza che si conoscano; eccessivo nel farsi fanciullo e nel morire in croce non per gli amici ma per i nemici; eccessivo nel moltiplicare pani e pesci fino a farne superare 12 ceste, e nella pesca così abbondante da far rompere le reti; eccessivo nel mescolare il suo sangue col nostro nell’Eucaristia… Ma soprattutto sarà eccessivo quando accoglierà ciechi, zoppi, malati per farli sedere alla mensa della Cana celeste, ponendosi al loro servizio per l’eternità!…

  1. Fiorenzo Mastroianni

 

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