I SENSI DELLA SCRITTURA NEI VANGELI DOMENICALI

DOM. XVIII T.O.

 

 

LETTERA (Giovanni 6,24-35): dopo aver moltiplicato pochi pani e pochi pesci per una moltitudine immensa, Gesù  sfuggì all’entusiasmo popolare riparando all’altra riva del lago; ma alcuni della folla lo raggiunsero con le barche. Gesù li invitò a non cercare il pane del corpo ma quello dell’anima, che lui stesso avrebbe dato, l’eucaristia. Infatti, il pane non dà la vita eterna, ma  chi mangia l’eucaristia muore solo apparentemente, perché la sua anima va in paradiso per una vita indefettibile. Gesù disse chiaramente: “Io sono il pane del cielo; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!”

ALLEGORIA: il passaggio da una riva all’altra del lago è allegoria del passaggio da una realtà all’altra, da quella naturale a quella soprannaturale. E’ un invito a tener presente che esiste anche una realtà che va oltre le apparenze, una realtà spirituale. Anche il pane che mangiamo diventa simbolo del pane spirituale, che è l’eucaristia. Quando i nostri occhi vedono l’ostia consacrata, l’intelligenza è invitata ad andare “all’altra riva” e a saper vedere in essa il corpo, sangue, anima e divinità di nostro signore Gesù Cristo. La realtà liquida e mutevole delle vita terrena deve farci approdare – con la navicella del pensiero – sulla terra ferma del mondo spirituale ed eterno, dove si trova Gesù, la Roccia.

MORALE:  Gesù riprese la gente che lo cercò dopo il miracolo, perché non seppe andare oltre il pane che sazia il ventre: “In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato e vi siete saziati. Cercate non il pane che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell’uomo vi darà”. E’ quello che dobbiamo fare anche noi oggi, e saper vedere nei molteplici miracoli della vita la presenza “fisica” di Dio. Quando vediamo sorgere e tramontare il sole, quando vediamo spuntare il fil d’erba, quando nasce un bimbo, siamo invitati ad andare oltre l’accadimento, e vederci dietro “il Signore”. Quando vediamo le montagne e il male, e gli uomini che si muovono nelle piazze, dobbiamo levare il capo verso il cielo, oltre il quale c’è Dio che guarda e dirige “il traffico” di questo mondo, per indirizzarlo a sé, in una vita superiore.

ANAGOGIA: Gesù non intese svalutare il “pane quotidiano” che mangiamo ed è necessario per sopravvivere. Lui stesso ci invita a chiederlo al Padre nostro che è cieli. Neanche intese svalutare la vita terrena, antifona della sinfonia futura. Ma, come diceva Platone, non dobbiamo confondere l’ombra con la realtà, la prefazione col libro, il frontespizio con la voluminosa enciclopedia. L’uomo è un’anagogia perenne, cioè un essere che si fa, si costruisce  sia nel tempo che nell’eternità. L’uomo è lui stesso una eucaristia, cioè un pane che passa dalla natura materiale a quella spirituale, purché volga lo sguardo non tanto a ciò che egli è, quanto a ciò che deve essere e duventare.

P. Fiorenzo Mastroianni, OFM Cappuccino

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