Vangelo   Mc 1,12-15
Gesù, tentato da satana, è servito dagli angeli.

Dal vangelo secondo Marco  
In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».  
Il Figlio di Dio, venendo sulla terra, volle fare tutte le esperienze di un qualunque mortale, per insegnare a tutti a vivere come visse Lui le varie situazioni. Egli nacque in una famiglia, e volle godersela per 30 anni della sua vita, carezzato dalla madre Maria, protetto dal padre putativo Giuseppe, col quale collaborò nell’arte del falegname. Volle fare l’esperienza della società civile e religiosa, frequentando ogni sabato la sinagoga; dedicò gli ultimi tre anni all’attività pubblica, girando per tutta la Palestina, predicando e operando miracoli. Non avremmo mai pensato che avrebbe voluto fare anche l’esperienza della tentazione; ma volle farla per insegnarci anche questo: a combattere e a vincere satana. Infatti, prima di lasciare Nazaret per cominciare a girare di città in città, volle ritirarsi nel deserto per 40 giorni, vivendo da solo, imbattendosi – come in una sorta di “Divina Commedia” – in fiere, angeli e diavoli. Ma Gesù ci ha insegnato soprattutto a fare la volontà del Padre sempre, anche quando non ci gratifica. Infatti, abbiamo detto che Gesù “volle” fare l’esperienza del deserto; in realtà lo volle come volle la morte: alla morte lo condusse il Padre; disse infatti: “Non berrò il calice che il Padre mi ha mandato?” Ma nel berlo sudò sangue, mentre diceva: “Allontana da me questo calice, ma si faccia non la mia ma la tua volontà”. Nel deserto e nella lotta contro satana lo spinse lo Spirito, come dice Marco, e Lui si lasciò spingere; andò nel deserto, affrontò satana e lo vinse. Disse infatti: “Io ho vinto il mondo”. L’evangelista Marco non si sofferma sull’incontro-scontro con satana e non descrive le tre tentazioni subite, ma si limita ad accennare il tutto con due brevi frasi: “Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto, e nel deserto rimase 40 giorni, tentato da satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano”. Bestie e angeli, cioè dolori e gioie. Chi vuole soffrire le pene dell’inferno, non accetti le sofferenze, si ribelli alla volontà di Dio; ma solo chi soffre nella volontà di Dio è servito dagli angeli. San Francesco stigmatizzato fu il santo della gioia; P. Pio, crocifisso per 50 anni, parla spesso di “scorpacciate di gioia”. Così Marco ci offre gli elementi essenziali su cui riflettere. Questa immersione di Gesù nel deserto, dove sosta 40 GIORNI, è allegoria della vita intera di Gesù e di ogni uomo, poiché 40 richiama i 40 anni della vita media dell’uomo nell’area mediterranea di quel tempo. E’ allegoria di tutta la vita terrena di Gesù che, dopo di essere vissuto con due angeli (Maria e Giuseppe), negli ultimi tre anni subì la tentazione quotidiana degli scribi e farisei, che lo spinsero a lamentarsi: “Fino a quando dovrò stare ancora con voi?”. IL DESERTO è anch’esso l’immagine delle difficoltà e delle gioie, rappresentate rispettivamente da satana e dagli angeli. LE TENTAZIONI sono le stesse che subisce ogni uomo durante l’arco della sua vita in terra. Detto questo, non ci resta che imparare da Gesù a comportarci come si comportò Lui nel godere le gioie della vita, nel sopportare i disagi della vita, nel lottare e vincere contro le tentazioni di satana. Importante l’accenno alla presenza degli angeli, che lo servono nel deserto e lo aiutano quando suda sangue nell’orto degli ulivi. Ciò significa che Dio e il suo Spirito non ci abbandonano quando noi soffriamo. IL KAIRÒS: Poiché l’evangelista Marco non si sofferma a descrivere le tre tentazioni superate da Gesù, possiamo riflettere sulla seconda parte del brano evangelico propostoci dalla liturgia. Marco scrive: “Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo”. Non sappiamo con esattezza cosa volesse dire Gesù con l’espressione “il tempo è compiuto”, ma l’accenno all’arresto e quindi alla morte del Precursore, che fu l’ultimo profeta dell’Antico Testamento, ci fa pensare che Gesù volle significare che col Battista si chiuse una lunga epoca storica, iniziata con Adamo ed Eva, e che un’altra epoca era iniziata con la discesa del regno di Dio “in mezzo” a noi. Era terminata l’epoca della “PEDAGOGIA”, nella quale Mosè e i profeti avevano dirozzato il popolo adamitico e peccatore, e – nella pienezza dei tempi – era cominciata l’epoca della maturità, della civiltà cristiana, nella quale l’Agnello di Dio avrebbe collaborato con l’uomo per togliere il peccato dal mondo. Era terminato il tempo della “INIMICIZIA” e della chiusura del paradiso – dove mai nessuno era entrato prima di Gesù – e stava per cominciare il KAIRÒS del perdono, del riscatto, dell’amore, cioè della nuova, ultima ed eterna alleanza tra Dio e gli uomini. IL MEZZO: Gesù indicò il mezzo per entrare nel “regno” già presente nel mondo: CREDERE AL VANGELO. Se si crede al vangelo, si toglie il peccato dal mondo, e l’epoca seconda, quella cristiana, sarà migliore della precedente, pagana e “adultera” dal vero Dio.
P. Fiorenzo Mastroianni

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