In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».

 

Punto centrale del messaggio di Gesù è il rapporto personale con Dio Padre, sia da parte di Gesù stesso che di noi uomini. Cioè Gesù venne a rivelare al mondo che Dio aveva un figlio, ed era Lui, e in Lui divennero veri figli tutti gli uomini, non solo per adozione, ma “realmente”. Attraverso i sacramenti–specie il battesimo e l’eucaristia–ci viene iniettato il DNA di Gesù! Altro punto centrale del messaggio evangelico è l’esemplarità di Gesù, come modello da imitare per piacere a Dio Padre suo e nostro. “Imparate da me–egli disse–che sono mite e umile di cuore”, obbediente fino alla morte e alla morte di croce. egli disse: “Il mio cibo è fare la volontà del Padre”. Vivere la vita di Cristo significa, perciò, fare la volontà del Padre; anzi, significa fare propria la volontà del Padre, che non equivale semplicemente a “fare la volontà di Dio”, ma appropriarsene e farla diventare volontà propria, fino a dire: “io non farei diversamente da ciò che hai deciso tu, Padre”. Per farci capire questo, Gesù dedicò due parabole relative ai rapporti tra padre e figlio: il così detto “figliuol prodigo” sciupò la parte di eredità assegnatagli dal padre, mentre il fratello contribuì ad arricchire la casa lavorando assiduamente e uniformandosi alla volontà del padre; nella parabola di oggi i due figli “fanno un giro” intorno alla volontà del padre, si prendono del tempo e poi decidono. Decidono due volte ciascuno: uno dice sì e poi ci ripensa; l’altro dice no e poi ci ripensa e fa il contrario, come il primo. Il figlio che “fece propria” la volontà del padre è quello che disse no nella prima decisione, sì nella seconda decisione. L’insegnamento evangelico è che conviene sempre fare la volontà del padre, perché ci impedisce di diventare schiavi dei vizi e servi dei maiali, e ci fa ereditare non una parte dei beni del padre ma “tutto ciò che mio”, cioè del padre, oltre a restare il “figlio maggiore” e capo unico della sua casa. La liturgia di oggi dedica tre letture alla volontà del padre. La prima inculca l’idea che chi fa la volontà di Dio vive, chi non la fa muore; nella seconda si parla di Gesù che venne interra per fare la volontà del Padre, umiliandosi, accettando il “calice” offertogli dal padre, e alla fine ricevette il dominio del cielo e della terra; nel vangelo ci vien raccomandato di non prendere in giro Dio, dicendogli che vogliamo fare la sua volontà senza poi farla. La Bibbia nel suo insieme segnala i due motivi fondamentali per cui si sceglie di non fare la volontà di Dio: l’orgoglio di Lucifero, e il piacere proibito dei Progenitori. Gli angeli si ribellarono perché volevano diventare come Dio, prendendo il suo posto. Gli uomini–in genere si ribellano per affermare la propria personalità, oppure perché non hanno “voglia”. Tali motivi sono fondamentalmente “legittimi”, in quanto sia gli angeli che gli uomini furono creati per dominare e per godere, ma non indipendentemente da Dio o contro Dio. Non è giusto ribellarsi a chi ci ha creato, ci tiene in vita, ci offre mille modi per godere: miliardi di stelle, alberi, frutti, animali, il mondo intero su cui “dominare”. Ma solo Dio è il Signore. Come tale, Dio non va preso in giro dalle piccole creature. Gesù raccontò la parabola dei due figli con uno scopo preciso: rintuzzare il comportamento degli scribi e dei farisei, che oggi non esistono più; domandiamoci se la raccontò anche per noi di oggi. Oggi ci sono milioni di uomini che si dicono cristiani credenti ma non praticanti. Questo significa prendere in giro Dio e se stessi. Gesù insegna ciò che avviene in pratica: in cielo non ci va chi dice “Signore, signore”, ma solo chi “fa” la volontà di Dio, anche contro voglia, anche quando ci offre la croce, sapendo che essa è per la gloria. A tale proposito, ad alcuni santi di oggi Gesù va insegnando che Dio non ci chiede tanto di “fare” la sua volontà sol perché non possiamo fare la nostra o per la paura dell’inferno, bensì nella convinzione profonda che la volontà di Dio è sempre la cosa migliore per noi, anche quando ci offre la croce e il martirio fisico o psichico. Vivere sempre “nella” volontà di Dio, in modo che essa sia il nostro cibo, come lo era per Gesù, cioè è la nostra vita. E’ questo che chiediamo nella recita del Padre nostro, dicendo: “Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra”.

P. Fiorenzo Mastroianni

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