In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».


Ciò che nel marxismo è utopia–cioè sogno irrealizzabile socialmente-è una bella realtà in campo spirituale. Marx ed Engels ritenevano che la società ideale è quella che esige dai singoli solo ciò che possono secondo i talenti di ciascuno, e dà ai singoli tutto ciò di cui hanno bisogno. In realtà, nontuttipossonocontribuireallostessomodoalbenesseredellasocietà, perché Gesù stesso ammise che gli uomini hanno ricevuto un numero di talenti diverso l’uno dall’altro. Ma quanto a distribuire ai singoli tutto ciò di cui hanno bisogno, si comprende che le aspirazioni degli uomini vanno molto al di là dello stretto necessario. Ciò in campo sociale. In campo spirituale, invece, Dio esige da ciascuno il massimo utilizzo dei talenti ricevuti da madre natura, e promette una ricompensa uguale per tutti, non in base alle ore effettive di lavoro.“ Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli”, disse Gesù (Mt, 5.12) Ovviamente il pensiero di Gesù va ricercato in tutto il vangelo e non nella singola parabola. La parabola degli operai, di cui si parla in questa XXV domenica dell’anno, vuole sottolineare la verità che Dio–in tutto il suo splendore e in tutta la sua ricchezza-sarà la ricompensa per tutti i singoli uomini, quelli che sono nati cristiani e hanno vissuto perfetta vita cristiana, e quelli che hanno cominciato tardi, come il buon ladrone crocifisso con Gesù, che ereditò lo stesso paradiso ereditato dalla Madonna e dal Battista. Questa è una verità sacrosanta, che però sembra cozzare contro un altro insegnamento evangelico, secondo cui ciascuno raccoglierà nella misura in cui ha seminato e nella misura in cui ha trafficato i talenti ricevuti: chi ne ha ricevuto 5 ne riceverà altri 5,chi ne ha ricevuto 10,ne riceverà altri 10.Cioè ciascuno vedrà, amerà e godrà Dio (visio, dilectio, fruitio) secondo la maturità spirituale raggiunta sulla terra attraverso l’amore di Dio e del prossimo. Tale maturità non dipende dalla lunghezza della vita ma dall’intensità del vissuto, per cui il buon ladrone potrebbe passare avanti a un monaco anziano ma tiepido. Ciascun beato vedrà, amerà e godrà pienamente Dio, ma c’è differenza tra la pienezza di un bicchiere e la pienezza di una botte. Quest’insegnamento evangelico sottolinea l’infinita misericordia e generosità di Dio, e sollecita l’impegno di ciascuno nel collaborare con la grazia che Dio riversa su ogni uomo che viene in questo mondo. Non sono le opere che rendono l’uomo degno di Dio, ma solo la divina grazia. La grazia consiste nell’invito di Dio a lavorare nella sua vigna, e Dio pattuisce con noi la ricompensa attraverso le così dette Alleanze. Il vangelo di oggi usa l’espressione “pattuire” (sun-efònesas =convenire a voce): Dio fai patti con noi, dicendo sempre: “Se osservi i miei comandamenti, ti dono il paradiso”. Dio potrebbe donarci il paradiso senza alcun patto; ma se lo facesse non ci tratterebbe da uomini ma da bambini. Se invece il paradiso ce lo guadagniamo, è nostro per sempre, e Dio non potrà più levarcelo. Dio ha stabilito nei secoli molteplici Alleanze o Patti con gli uomini. L’ultima ed eterna Alleanza è quella sancita nel sangue di Cristo. Tale Patto o Alleanza obbliga Dio e noi alla fedeltà reciproca. Mentre non possiamo dubitare della fedeltà di Dio, dobbiamo riflettere molto sul nostro impegno: solo mentre viviamo nella carne in questo mondo possiamo aspirare alla “corona di giustizia” che Dio darà ai suoi fedeli, a condizione che operiamo il bene col cuore puro, cioè nella grazia santificante e senza alcun peccato grave che interrompa i nostri rapporti con Dio. Diceva san Francesco d’Assisi: “fratelli, grandi cose abbiamo promesso a Dio, ma cose più grande ha promesso Dio a noi”. Per capirci qualcosa, dobbiamo ricordarci ciò che Dio disse già prima di Cristo: “I miei pensieri non sono i vostri pensieri”. I pensieri di Dio sono ispirati dall’amore, che gli permette di valutare a pieno la nostra dignità di uomini, cioè di figli di Dio. Noi ci lasciamo guidare dall’egoismo, e ci farebbe comodo ricevere da Dio tutti i beni senza lavorare. E’invece dignitoso per noi collaborare con Dio e guadagnarci la felicità che solo Dio può darci.
P. Fiorenzo Mastroianni

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