In quel tempo 21Gesù disse:” 15Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; 16se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. 17Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. 18In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.19In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. 20Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».
Leggendo la pagina evangelica di oggi si va subito col pensiero al dovere di perdonare chi ci offende. Ma non sembra che Gesù parli esattamente di questo, ma parla della salvezza di chi – offendendo te – ha peccato contro Dio.
Se studiamo bene tutta la liturgia di oggi, notiamo come essa contempla due casi diversi di peccato: in ambedue fa obbligo di avvertire il peccatore del suo peccato.
Nella prima lettura, il Profeta Ezechiele parla di ogni peccatore e fa obbligo a chiunque di avvertirlo e di ammonirlo, altrimenti Dio chiederà conto a chi ha taciuto.
Nel Vangelo Gesù parla di un peccatore che abbia offeso noi stessi, e ci dice come regolarci con lui. Come già accennato, Gesù non parla di perdono ma di richiamare sulla retta strada il peccatore.
Per capire il vangelo e la liturgia di oggi, dobbiamo anzitutto riflettere su questo: se è vero che ogni volta che facciamo del bene o del male a un fratello, lo facciamo a Gesù, è vero anche che chi offende noi offende Gesù. Se uno mi chiama “stupido”, chiama così Gesù, e se mi chiama “pazzo”, chiama così Gesù.
Dunque, chi offende me offende Gesù, e commette peccato e rischia la condanna eterna.
Resta vero, perciò, che non posso chiedere a Gesù di perdonarlo se io stesso non lo perdono. Non perdonarlo equivale a chiedere che Gesù lo punisca per l’offesa recata a me ed anche a Lui. Ma Gesù venne dal cielo in terra per salvare i peccatori, e incaricò i suoi discepoli di predicare la conversione per la salvezza.
Gesù ha mandato tutti a predicare la conversione, a cominciare da coloro che hanno offeso noi, insegnandoci un metodo di comportamento con l’offensore in tre fasi:
- dialogo a due: “Se il tuo fratello commette una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello”. Ammonire non vuol dire rimproverare per il male fatto, ma avvisarlo che egli ha offeso anche Gesù, e deve chiedere perdono prima a Gesù. Si intende che deve trattarsi di una vera colpa e non di adombramenti per nulla! Anche il verbo “guadagnare” ha un bel significato, in quanto il fratello peccatore torna ad essere fratello vero e non più separato, né rischia più la pena eterna. Io posso contare sul fratello convertito, non certo su quello non convertito!
- dialogo a tre o quattro: se il fratello “non ti ascolta, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni”. Essere testimoni del dialogo tra l’offensore e l’offeso è il ruolo degli invitati. Testimoni della verità, cioè che si sia trattato di una vera offesa, di una vera colpa, di cui è necessario chiedere perdono. In tal caso l’offensore viene invitato a umiliarsi chiedendo il perdono a Dio e all’offeso.
- Esame comunitario: “Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità”: Gesù usa la parola “ascoltare”, e si riferisce all’invito a chiedere il perdono. Se l’offensore non ascolta neanche la comunità, significa che vive nella menzogna – dicendo di non aver offeso nessuno – e nell’orgoglio, rifiutandosi di umiliarsi. In tal caso egli diventa “terra di missione”, esattamente come un pagano e un pubblicano, e come tale dovrò essere trattato; non però come un nemico!
Gesù ci avverte che in tutte le fasi sta presente anche lui, poiché “dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”. Chi dialoga per la pace, sa che Gesù sta in mezzo.
Ma non sta in mezzo come per assistere a uno spettacolo, bensì per prendere atto delle nostre decisioni; infatti, “tutto quello che legherete sulla terra – disse Gesù – sarà legato in cielo, e tutto ciò che sciogliere sulla terra sarà sciolto in cielo”.
Se Gesù è il vero offeso dalle colpe degli uomini, egli assiste come “tesimone nascosto” ai nostri dialoghi per la conversione, e solo Lui può riconoscerla e ratificarla.
Quando andremo nell’altro mondo, troveremo un quaderno scritto, dove Gesù ci farà leggere le nostre colpe e i nostri meriti, e il giudizio su tutte le nostre azioni, con il relativo premio o condanna.
P. Fiorenzo Mastroianni