In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli” 26Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. 27Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. 28E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. 29Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. 30Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. 31Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! 32Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; 33chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli.
Il brano evangelico di oggi ci porta a riflettere su tre modi di rapportarci a Dio; con terrore, con timore, con amore. 1) TERRORE: il terrore è lo stato d’animo di chi prova una estrema paura; è qualcosa che va oltre la paura delle paure, come quella di essere ucciso. E’ lecito chiederci se Gesù ci invita oggi ad aver terrore di Dio, al pensiero che solo lui può condannarci all’inferno: “non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura – cioè terrore – piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geenna e l’anima e il corpo”. Con queste parole, Gesù ci invitò a pensare per un istante alla possibilità di essere condannati all’inferno, e a sentire terrore di ciò che diventiamo se siamo condannati. Nell’inferno c’è pianto e stridore di denti, si brucia fino a desiderare una goccia di acqua sulla punta della lingua, si invocano i monti a caderci addosso e distruggerci, ed è come trovarsi al limite del non essere e tuttavia essere nel massimo dei dolori. Ma ciò non significa che Dio è terribile. Quando la Bibbia dice che Dio è terribile ricorre al più estremo degli antropomorfismi. L’antropomorfismo consiste nell’attribuire a Dio ciò che è proprio dell’uomo (ànthropos): la faccia, le mani, il cuore ed anche i sentimenti come l’ira, lo spirito di vendetta ecc. Quando uno spirito si scopre diverso da Dio, ha terrore di se stesso, anziché di Dio, che resta amabile per natura. Dio è bello e non può trasformarsi in mostro; Dio è l’unico buono, come ha detto Gesù, e non può divenire mai terribile o spaventoso. Quando un autore sacro chiama Dio terribile intende riferirsi al sentimento che coglie uno spirito umano o diabolico nello scoprire se stesso orribile di fronte alla bellezza e bontà di Dio. Nessuno mai ha incluso tra le virtù il terrore, perché è una dote che investe solo i reprobi, i dannati, i diavoli. I buoni amano Dio, e temono solo di perderlo, di recargli dispiacere, di non vivere perfettamente nella sua volontà. Dio è Amore, e non può non amare, come la luce non può non illuminare e il fuoco non può non bruciare. 2) TIMORE: Gesù ci ha rivelato che noi uomini siamo tanto preziosi agli occhi di Dio, che persino i capelli del nostro capo sono tutti contati. E ci ha rivelato che Dio protegge anche gli animali più piccoli, se è vero che neanche un passero cade morto a terra senza la volontà di Dio, il quale nutre gli uccelli, procura la tana alle volpi, rende belli i gigli dei campi. Tuttavia Gesù attira la nostra attenzione su un fatto: Dio che bada ai capelli e agli insetti, può distruggere la vita umana, che tuttavia ha un immenso valore. Che Dio badi anche ai capelli degli uomini risulta già dal tempo di Sansone: finché ebbe i capelli lunghi, possedeva una forza invincibile; tagliati i capelli, divenne debosciato e imbelle. Ma queste rivelazioni fatte da Gesù sono inquietanti per alcuni, i quali non accettano che Dio condanni alcuni uomini all’inferno, e considerano asfissiante il suo controllo assiduo delle attività dei singoli. La rivelazione che Dio conta i capelli del nostro capo induce alcuni a reagire contro di Lui, considerandolo opprimente. Per Dio tutto è chiaro, nulla è nascosto, le tenebre sono come la luce. Noi siamo monitorati 24 ore al giorno, ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, ogni attimo, anche se ci nascondiamo nelle profondità della terra. Finanche i nostri pensieri sono noti a Dio, il quale li premia se sono buoni, li condanna se sono cattivi. Se guardo una donna con occhio cattivo – disse Gesù – ho già commesso adulterio nel mio cuore. Il fatto, quindi, che Dio conta anche i capelli del nostro capo preoccupa alcuni, che si sentono derubati di ogni privacy. Per questo, uno scrittore gridò: “Dio è morto. Il cielo è vuoto. Saltiamo dalla gioia”. Che cosa aveva da nascondere costui a Dio? Le rivelazioni di Gesù circa i capelli del nostro capo e circa i passeri che cadono solo se Dio lo permette, devono indurci non al terrore ma al timore verso Dio, il quale fa di tutto per salvarci. Certamente, né Dio può morire, né noi possiamo distruggerlo o ignorarlo. Noi, che siamo perennemente di fronte a Dio, siamo costretti a sceglierlo o a rifiutarlo. Ma rifiutare Dio significa rifiutare il Sommo Bene; accettare Dio significa possedere Ogni Bene, Tutto il Bene. Lucifero lo rifiutò: che cosa ci guadagnò? Solo disperazione, tristeza e angoscia! Ma nel momento in cui mi decido per Dio, l’incubo si trasforma in liberazione, l’insicurezza in sicurezza, la paura in gioia. Nella Bibbia, l’esortazione divina a “non temere” ricorre ben 365 volte, quanti sono i giorni dell’anno. Ogni giorno Dio ci ripete: “Non temere, piccolo gregge. A voi il Padre si è degnato di concedere in eredità il regno”. Se oggi Gesù ci dice di temere Dio che può mandare all’inferno l’anima e il corpo, è perché ciò è la massima sciagura per un uomo, come lo è stato per Lucifero e i suoi angeli. 3) AMARE: Gesù ci ha indicato il modo di farci amico Dio, la via per uscire dalla paura della condanna: la fede in Dio e l’abbandono tra le braccia di Gesù, Figlio di Dio e Salvatore. Gesù incaricò la Chiesa di far conoscere agli uomini la via della salvezza, gridandolo dai tetti. La Chiesa, i predicatori devono inculcare nel cuore degli uomini tre princìpi fondamentali: 1) La vera libertà non consiste nel fare il male e nasconderlo, ma consiste nel fare il bene alla luce del giorno; 2) La conoscenza che Dio ha dei nostri difetti non deve recarci paura ma sicurezza, poiché somiglia alla conoscenza che ha il medico delle nostre malattie: lui vuole guarirle; 3) L’uomo non potrà mai sostituire il Sommo Bene, che è Dio, con qualunque altro surrogato. E anche Dio non è disposto a perdere noi, che siamo la sua unica ricchezza, oltre la gloria che gli spetta per natura: infatti, agli occhi di Dio, noi valiamo molto più di molti passeri. Il paradiso non è un’elemosina che Dio ci fa, ma è il prezzo che ci Dio ci dà per la gloria “esterna” che gli tributiamo, e per la quale egli ci ha creato.


