Oggi la Chiesa celebra la festa della Sacra Famiglia: Gesù, Maria, Giuseppe.

Il vangelo secondo Luca narra lo smarrimento di Gesù a Gerusalemme, il suo ritrovamento nel tempio e il ritorno coi genitori a Nazaret, dove resta  loro “suddito” per circa 30 anni.

Esaminiamo i singoli termini per capire.

FAMIGLIA: Gesù, Giuseppe e Maria sono una famiglia. Ogni famiglia riproduce la Trinità. Dio uno e trino è famiglia, perché ciascuna persona è distinta dall’altra, e tuttavia sono Unità perfetta. Non è l’uomo singolo che è fatto a immagine di Dio, ma la famiglia.

Uscito dal Padre, il Verbo scelse di venire nel mondo nascendo in una famiglia. La famiglia – disse un patriota italiano – è la patria del cuore.

SACRA FAMIGLIA: Oggi celebriamo la festa di una famiglia che è definita “santa” perché formata da un uomo evangelicamente “giusto”, una donna “piena di grazia”, una persona straordinaria: l’Uomo-Dio.

La Santa Famiglia di Nazaret è l’unica famiglia che è immagine perfetta della Trinità.

Ogni famiglia umana deve tendere a somigliare alla Famiglia Trinitaria e alla famiglia di Nazaret, dove ogni membro è riconosciuto nella sua dignità di persona, dove regna l’amore, dove si è un cuor solo e un’anima sola.

Nella famiglia cristiana – “chiesa domestica” – prevalgono gli interessi del Padre comune: Dio. Il dialogo tra i genitori, portatori di valori “antichi”, e i figli, portatori di valori “nuovi”, deve essere costante; così l’umanità cresce senza strappi, in sapienza e grazia, come cresceva Gesù.

FAMIGLIA APERTA: il vangelo odierno narra lo “smarrimento” di Gesù dodicenne a Gerusalemme. Non fu uno smarrimento ma una scelta volontaria del Figlio di Dio.

I suoi genitori sapevano che Gesù doveva occuparsi delle cose del Padre celeste, e sapevano che – benché dodicenne – non poteva smarrirsi: Egli era la Sapienza del Padre!

Ma l’angoscia di non averlo più accanto a loro prende il sopravvento: davanti agli occhi si stagliano immagini spettrali, ricordi di strage e di fuga in terra straniera. Sul loro giovane Figlio c’era una taglia fin dalla nascita!

E poi, i dodici anni di Gesù: è l’età in cui tutti i genitori si innamorano dei figli, che diventano sempre meno  “oggetto di trastullo”, e sempre più persone coscienti e autonome. Perdere un figlio a quella età è particolarmente duro.

Ma come si spiega lo “smarrimento” di Gesù?

Giuseppe e Maria avevano piena fiducia in lui. Essi amavano Gesù, ma non erano oppressivi. Benché dodicenne, Gesù mostra una spiccata consapevolezza della sua personalità e della sua missione terrena. La famiglia di Nazaret era una famiglia aperta!

 IL FIGLIO-MAESTRO: Gesù non approfitta della fiducia che gli danno i genitori, ma vuole che si ricordino di ciò che sanno bene: egli deve interessarsi della cose del Padre celeste, e che la Sapienza di Dio non può smarrirsi.

I genitori non possono permettersi di pensare e sentire alla maniera umana.

Pietro che – più tardi – si preoccuperà delle prossime sofferenze di Cristo – riceve un rimprovero severo: “Tu non la pensi alla maniera di Dio, ma alla maniera degli uomini”. In altri termini, gli affetti umani – nei genitori come in Pietro – sono santi, ma devono essere subordinati ai piani di Dio.

Questo, non solo nel caso di Gesù, ma sempre. E sempre i genitori – tutti i genitori – devono essere aperti agli insegnamenti dei figli, in quanto sono portatori di valori nuovi. Diceva Peter De Vries: “Il valore del matrimonio non sta nel fatto che gli adulti generano i bambini, ma che i bambini generano gli adulti”.

IL RITROVAMENTO: dopo tre giorni di ricerca affannosa tra amici e parenti, Maria e Giuseppe ritrovano Gesù che discute coi Dottori nel tempio.

Maria, la Donna forte, prende la parola al posto di Giuseppe, dicendo anzitutto: “Figlio, perché ci hai fatto questo?”. Un apparente rimprovero!

Maria comprende subito che Gesù non si è smarrito, ma ha operato una scelta, di cui chiede il perché. Più che un rimprovero, è uno sfogo dell’animo, una richiesta di aiuto al “figlio cresciuto”. Un’altra donna, un’altra madre, avrebbe scaricato meno dolcemente il nervosismo per aver trovato un figlio staccatosi volontariamente dalla carovana!

“Ecco, tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo”, sono le parole di Maria a Gesù. Il “padre” era Giuseppe. Così Maria gli aveva detto fino allora, come si dice ad ogni bambino adottato. Gesù, a 12 anni, sa  che Giuseppe è solo il “padre putativo”. Ma soprattutto sa che i genitori sanno che Dio è il suo vero Padre e che deve obbedirgli; altrimenti li avrebbe avvertiti prima di lasciarli!.

All’età di trent’anni, dovrà lasciare anche la casa, per rispondere al Padre: “Ecco, io sono venuto per fare la tua volontà”.

Anche allora i genitori – ma forse era viva solo Maria – avrebbero desiderato continuare a tenerselo a casa. Ma non era possibile!

P.Fiorenzo Mastroianni

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