DOMENICA DI PENTECOSTE – ANNO B

LETTERA (Giovanni 15,26s; 16,12-15): “Quando verrà il Paraclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta a verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà”.

ALLEGORIA: la parola “pentecoste” non significa discesa dello Spirito Santo, ma solo “cinquanta giorni” dopo Pasqua. Noi oggi celebriamo quella discesa dello Spirito Santo che avvenne in maniera clamorosa cinquanta giorni dopo Pasqua; ma già la sera del giorno di Pasqua, Gesù soffiò sugli apostoli e disse: “Ricevete lo Spirito Santo”. L’avvenimento della sera di Pasqua contiene un’allegoria: la sera è la conclusione di un giorno, e così diventa allegoria di un’epoca – quella veterotestamentaria – ormai superata e alle spalle. E poiché era anche “il primo giorno della settimana”, fu allegoria dell’alba di una nuova era, quella cristiana, che sarà animata dallo Spirito, come al momento della creazione. Ovviamente fu una “caparra”, perché Gesù non era ancora tornato al Padre e, come Egli aveva detto, “se non me ne vado, non verrà a voi il Paraclito” (Gv 16,7); il quale verrà a prendere possesso della terra appunto dopo l’ascensione di Gesù al cielo.

MORALE: Lo Spirito Santo è il dono del Padre all’umanità come frutto della morte e risurrezione di Gesù. Disceso su Gesù nel giorno del battesimo nel Giordano, scese sugli apostoli a Pasqua e cinquanta giorni dopo. Allo stesso modo scende su ogni battezzato e poi su ogni cresimato, ma anche ogni volta che si riceve un sacramento. Dopo la morte e risurrezione di Gesù, ogni volta che “il Santo” trova il terreno adatto – come quello della vergine Maria e dell’uomo-Gesù – scende per fecondarlo coi suoi numerosi doni di grazia. A causa della loro fragilità, però, gli uomini hanno bisogno di predisporsi alla venuta dello Spirito in loro, attraverso l’ascolto della parola di Dio, il battesimo e la confessione dei propri peccati. Perciò Gesù, dopo aver santificato gli apostoli soffiando su di loro lo Spirito di santità, li inviò a santificare il mondo con la predicazione e con l’amministrazione dei sacramenti. Quanto alla remissione dei peccati, i Ministri di Gesù devono valutare se i soggetti sono davvero pentiti e disposti a lottare contro il male. In caso contrario, essi non possono perdonare, ma solo continuare ad offrire il perdono da parte del Signore.

ANAGOGIA: lo stato di peccato viene spesso paragonato a una caduta nel fango e a un condominio con animali immondi. Il così detto figliuol prodigo, quando prese coscienza del suo miserevole stato, disse: “mi alzerò”. Tornato da suo Padre, fu rimesso sul trono della dignità perduta. Beato l’uomo che avverte lo stesso disagio, abbandona lo stato di precarietà morale, e si leva come una colomba verso l’azzurro della grazia.

P. Fiorenzo Mastroianni

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