Vangelo – Anno B Mc 11,1-10
Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Dal vangelo secondo Marco
Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, mandò due dei suoi discepoli e disse loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui. E se qualcuno vi dirà: “Perché fate questo?”, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito”».
Andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono. Alcuni dei presenti dissero loro: «Perché slegate questo puledro?». Ed essi risposero loro come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare.
Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!».
Già oggi la Chiesa ci fa leggere la storia della passione di Gesù, che commemoreremo più esplicitamente venerdì prossimo. La passione di Cristo, lo sappiamo, è effetto del peccato, se è vero che Gesù morì per i nostri peccati. Anche tutti i mali dell’umanità sotto effetto del peccato: la fatica quotidiana, le malattie, la morte… I peccati sono effetto del dono della libertà usata male. Per evitare che gli uomini peccassero c’erano solo due vie: o privarli del dono della libertà, o accettare la conseguenza del suo cattivo uso. Dio scelse la seconda via. Il peccato produce molti mali, che Dio non ritiene di dover impedire, poiché l’uomo ha bisogno di conoscere le conseguenze delle sue scelte, sia buone che sbagliate. La più orribile di tali conseguenze fu la morte del Figlio di Dio, travolto dalla cattiveria umana. Tuttavia fa riflettere il fatto che la storia della passione di Gesù venga descritta come una tragedia che si consuma tra due ventate di profumo: quello del “puro nardo” versato sui piedi e sui capelli dell’Uomo-Dio divenuto cadavere, e quello dei fiori del giardino in cui fu deposto il corpo del Signore nei primi vespri di Pasqua. Uno “spreco” di profumi, come lo spreco della morte di un Dio per la povera umanità!… Questi profumi sono la vera cornice in cui si inquadra la passione e morte dell’Uomo-Dio: evento triste e tuttavia felice, perché celebra la vittoria dell’Amore sull’odio, della smisurata generosità di Dio sul più gretto egoismo umano… Questi profumi trasformano anche le lacrime in perle preziose, perché chi piange per la passione di Cristo non si dispera ma rivive nella speranza della gioia eterna nei giardini del cielo. E’ per questo che la storia del nardo verrà narrata lungo la storia dell’umanità, insieme con la storia della pochezza di Giuda, dei sacerdoti, degli scribi. Costoro, pur conoscendo la grandezza e l’innocenza di Gesù, cercarono di ingannare il popolo che amava Gesù, per raggiungere il loro piano di eliminarlo per sempre. Altre volte tentarono di attuare il loro piano, ma Gesù non lo permise: un giorno lo portarono sul ciglio del monte per buttarlo giù, ma Gesù si nascose ai loro occhi; molte volte gli tesero tranelli per condannarlo a morte, ma Gesù li svergognò pubblicamente denunciando la loro falsità! Solo alla fine riuscirono nel loro intento, solo perché “così era scritto”: allora, Gesù si arrese, di fronte al tradimento di un “amico”, Giuda, che mangiò con lui alla stessa tavola e nello stesso piatto. Fu l’unica volta che l’Amore si arrese, dichiarandosi vinto dall’odio, dalla stupidità, dalla pochezza dell’uomo….Anzi, Gesù esortò il traditore Giuda a fare subito ciò che aveva in cuore di fare. Gesù soccombe! Ma solo per tre giorni, affinché la sensazione della vittoria dei nemici si mutasse in più acerba sconfitta, poiché l’odio non può vincere l’Amore! Conosciamo i particolari dell’apparente sconfitta, cioè della passione e morte di Gesù, nella quale, col suo silenzio, Gesù sembrò incitare gli accusatori a gridare più forte, i flagellatori a moltiplicare le sferze, i crocifissori a battere e ribattere i chiodi, il centurione a trafiggergli il cuore, affinché satana non avesse più nulla da inventarsi per produrre altri fiori del male; e solo dopo – dopo che satana cantò vittoria sull’Invincibile – lo vinse col fulgore della sua risurrezione. In ogni momento della sua apparente sconfitta, Gesù vince: a Caifa che negò la sua figliolanza divina, Gesù annunciò il suo ritorno sulle nubi; a Pilato che si ritenne detentore di ogni potere, Gesù ricordò che non ne aveva alcuno sopra di lui; a coloro che lo crocifiggevano e a coloro che lo insultavano, Gesù concesse la patente dell’ignoranza: ignoranza della legge divina che vietava di uccidere, e della legge umana, che vietava di uccidere gli innocenti. Alcuni altri particolari ci mostrano Pietro che rinnega Gesù tre volte, giurando e spergiurando di non conoscerlo affatto, mostrando così che “si può amare e tradire, credere e rinnegare”; Giuda che si impicca, mostrando come il giudizio su se stesso fu più severo di quello di Dio, che è ricco di misericordia; le pie donne che piangevano su Gesù, ma inutilmente se non si piange prima su se stessi, rinnegando i propri peccati; il cireneo, che porta la croce senza sapere perché e per chi, come molti di noi, che soffrono e muoiono, senza unirsi alla passione di Cristo; le sette parole che son sette poemi; Maria e Giovanni, divenuti madre e figlio, in rappresentanza di tutti i figli di Dio; il centurione che suggerisce a ognuno di noi la frase da ripetere per la nostra salvezza: “Gesù è davvero il Figlio di Dio”; Nicodemo e Giuseppe di Arimatea, che profumano il corpo di Gesù in attesa della risurrezione. Con l’espressione di Gesù: “Tutto è compiuto”, col terremoto, con lo squarcio del velo del tempio, si chiuse l’Antica alleanza, e cominciò quella nuova ed eterna, poiché fu allora – quando Gesù emise lo Spirito – che riaprì per sempre le porte del cielo. Ma soprattutto, proprio mentre Giuda e i sacerdoti del male organizzavano l’effimera vittoria su Gesù, Gesù li eliminò e sostituì coi nuovi Sacerdoti dell’amore, istituendo l’Eucaristia, e affidandola ad essi fino alla fine del mondo, in memoria della sua Vittoria su satana, che Egli scacciò da questo mondo: “Oggi satana è cacciato fuori”.