DOMENICA DELLE PALME – ANNO B
LETTERA (Marco 14,1-15,47): ecco una sintesi dei due capitoli del vangelo di oggi: i capi dei sacerdoti ebraici e gli scribi cercano il modo per catturare e uccidere Gesù, non però nel giorno di festa per evitare una rivolta del popolo. Intanto a Betania una donna rompe un vaso di alabastro per profumare il capo di Gesù col prezioso unguento, del valore di più di 300 denari. A chi si indignò per lo “spreco”, Gesù osservò che la donna intese ungere “il mio corpo per la sepoltura”. Giuda intanto trattava coi capi dei sacerdoti per consegnare loro Gesù. E infatti, mentre Gesù mangiava la pasqua coi Dodici – in una “grande sala, arredata e già pronta”, al piano superiore di una casa, messa a disposizione da un tale, noto come l’”uomo dalla brocca d’acqua” – Gesù lamenta che uno dei Dodici “mi tradirà”. Ma guai a quell’uomo! Mentre gli altri consumano la cena e mangiano e bevono il corpo e sangue di Gesù eucaristico, Giuda esce dal cenacolo verso le tenebre. Pietro dice e ripete a Gesù: “Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò”. Gesù ne predice invece il triplice rinnegamento prima del canto del gallo. Gesù e gli Undici vanno al Getsemani, dove Gesù si allontana alquanto con tre di loro e, prostratosi a terra, prega il Padre: “allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu”. Appesantiti dal sonno, i discepoli devono alzarsi perché arriva Giuda con una folla armata di spade e bastoni, e con un bacio consegna Gesù. Allora tutti abbandonano il Maestro e fuggono. Davanti al Sinedrio, Gesù non risponde alle accuse contraddittorie, ma solo a Caifa conferma di essere “il Cristo, il Figlio del Benedetto”. E fu la sua rovina! Tutti gli sputano addosso, e Pietro lo rinnega tre volte, ma al canto del gallo piange amaramente. A Pilato, Gesù non risponde nulla, e la folla preferisce far liberare Barabba anziché Gesù. I soldati scherniscono Gesù come re di burla, e dopo avergli imposto sulle spalle la croce, lo conducono verso il Calvario. Un contadino di Cirene viene costretto ad aiutarlo. Inchiodato sulla croce, si dividono tra loro le vesti, mentre offrono aceto da bere a Gesù. Sulla croce viene scritto: “Il re dei giudei”. Quelli che passavano e “anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano”. Da mezzogiorno alle tre si oscurò il cielo. Alle tre Gesù gridò: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Poi, emettendo un forte grido, spirò. Il velo del tempio si squarciò. Il centurione esclamò: “Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!”. Deposto dalla croce, Gesù viene avvolto in un lenzuolo e chiuso in un sepolcro.
ALLEGORIA: tutto quanto viene narrato è un evento storico, e tuttavia è allegoria dei riflessi del peccato sul cuore di Dio, che – tradito ogni giorno da tutti gli uomini – è afflitto e muore! Ed è allegoria della vicenda della vita degli uomini sulla terra, che si autocrocifiggono coi loro peccati!
MORALE: tutto ciò che Marco scrive ha uno scopo anche morale, poiché rimanda alle prime parole della predicazione di Gesù: “convertitevi e credete al vangelo”. Cioè convertitevi e credete all’amore infinito di Dio per voi, fino a darvi il suo Figlio unigenito.
ANAGOGIA: la fine di Cristo è tutta un’anagogia: salita al Calvario, salita sulla croce, salita di tutta l’umanità con Lui che disse: “Quando sarò elevato, attirerò tutti a me”. Dopo 40 giorni seguì l’anagogia dell’ascensione al cielo, dove Gesù andò a preparare un posto per l’ultima nostra anagogia!
P. Fiorenzo Mastroianni