Mc 6,7-13

In quel tempo Gesù 7Chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. 8E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; 9ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. 10E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. 11Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». 12Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, 13scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

Fino ad ora sapevamo che Gesù chiamò dodici uomini “perché stessero con Lui”, cioè vivessero con Lui giorno e notte, non per creare una comunità stabile come un convento o monastero, ma una comunità d’intenti, cioè di ideali da vivere e da proporre a tutti gli uomini della terra, girando di città in città. Non sappiamo per quanti mesi i dodici uomini stettero con Gesù, si spostarono con Gesù, ascoltarono discorsi e parabole di Gesù, assistendo ai suoi miracoli: miracoli di ogni specie, relativi agli uomini (dando la vista ai ciechi, facendo camminare gli zoppi, risuscitando i  morti), relativi alla natura (moltiplicando i pani e i pesci, calmando i venti e i mari), e persino sugli spiriti immondi (ordinando di uscire dagli ossessi). Non sappiamo per quanti mesi i Dodici sentirono le spiegazioni delle parabole, che Gesù faceva solo a loro in privato. Dal Vangelo di oggi sappiamo che questa “scuola peripatetica” continuò per circa tre anni, ma già durante il tirocinio triennale Gesù – come abbiamo letto nel vangelo di Marco – li mandava a due a due a fare le stesse cose che faceva Lui: predicare, guarire gli ammalati, liberare gli ossessi. E apprendiamo che dovevano fare ciò secondo lo stile adottato da Lui medesimo: ponendo cioè ogni fiducia nella divina provvidenza e nella generosità degli uomini; non dovevano portare con sé denaro, né vesti di ricambio, ma solo un bastone per appoggio e i sandali ai piedi. Entrando in una città, dovevano cercare una famiglia disposta ad accoglierli per tutto il tempo necessario ad evangelizzare quella città, e potevano mangiare e bere tutto ciò che veniva loro offerto, nel senso che nessun tipo di cibo o bevanda era loro vietata. Gesù previde anche il rifiuto da parte di qualche famiglia o di qualche città: rifiuto di accoglierli e di ascoltarli. Allora – disse Gesù agli apostoli – “scuotete anche la polvere dai vostri piedi a testimonianza per loro”. Secondo Matteo, Gesù aggiunse che chi si rifiutava di accogliere e di ascoltare gli apostoli, avrebbe subito una condanna più severa dei cittadini di Sodoma e Gomorra (Mt 10, 1-23). Nel Vangelo si parla di un sol rifiuto opposto a Gesù e agli apostoli da parte dei Samaritani, e la prima lettura parla del divieto fatto al profeta Amos di predicare a Betel. Conosciamo invece gli effetti della predicazione degli apostoli, che quasi si divertivano nel constatare che i demoni obbedivano ai loro comandi, e ne parlavano con Gesù, il quale disse loro: “Non siate contenti perché i demòni si sottomettono a voi, ma siate contenti piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli (Luca 10, 17-24). Lo stile e i contenuti della predicazione degli apostoli hanno un nome tecnico: kèrigma, dal verbo greco kerùsso, che vuol proclamare alla maniera degli araldi: questi suonavano la tromba, proclamavano l’annuncio e andavano oltre, senza ripetere. Bisognava cogliere il momento favorevole, perché difficilmente l’araldo tornava. Quel momento è detto dai biblisti kairòs, cioè “tempo di salvezza”. Gli apostoli dovevano soltanto dire: “Convertitevi, perché il  regno dei cieli è vicino”. Con la morte di Gesù si allargò il raggio d’azione della predicazione, poiché poco prima di tornarsene al cielo, ordinò agli apostoli di predicare non solo alle pecore smarrite di Israele, e non solo in Palestina, ma in tutto il mondo: “Andate, predicate il Vangelo a tutte le creature”. Si accrebbe anche il contenuto del messaggio, che divenne più complesso e più articolato, come dimostrano i 4 Vangeli, le Lettere, l’Apocalisse. San Bonaventura dice che la Chiesa è meravigliosa perché iniziò con 12 pescatori e fiorì poi nei Padri e nei Dottori. Gesù ordinò anche di pregare il padrone della messe, cioè del mondo, perché aumentasse il numero degli evangelizzatori, perché la messe – cioè l’umanità – diventava sempre più grande. Dopo 2000 anni, quegli ordini restano attuali, mentre i Dodici sono diventati migliaia di preti e di frati che predicano e amministrano i sacramenti in ogni angolo della terra. Al tempo degli apostoli bastava il primo annunciò e subito si conferiva il battesimo. Nel solo giorno di pentecoste ne furono battezzati 3.000, e l’eunuco etiope fu battezzato dopo un incontro con Filippo lungo la strada. Oggi c’è bisogno di una lunga catechesi prima di ricevere i sacramenti. Già le catechesi paoline, come appare dalla seconda lettura di oggi, andavano molto oltre il primo annuncio, e invitavano i fedeli a benedire Dio per la chiamata alla sequela del Figlio suo, spiegavano che tale sequela ha delle conseguenze straordinarie: rende santi e immacolati, rende figli adottivi per mezzo del figlio unigenito Gesù Cristo, rende ricchi di grazia e unifica in Cristo tutte le cose, quelle del cielo e quelle della terra, ecc. Questo, insegnava Paolo, faceva parte dell’attuazione del piano salvifico progettato da Dio fin dalla creazione del mondo, e costituisce l’attività di Dio fino alla fine del mondo, e Paolo la chiama “governo della pienezza dei tempi” da parte di Dio. Con parole più semplici si direbbe: il governo, cioè l’opera di Dio – dalla nascita di Cristo fino alla fine del mondo – consiste nell’unificare tutto in Cristo, perché diveniamo lode della sua gloria. E quest’opera si realizza attraverso l’evangelizzazione da parte della Chiesa. Con l’espressione “pienezza dei tempi”, si intende in genere l’epoca in cui venne sulla terra il Figlio di Dio, duemila anni fa. San Paolo, invece, la usa per indicare tutto il tempo che va dalla nascita di Gesù fino alla fine del mondo. E tutto questo tempo è il kairòs, il “tempo favorevole”, il tempo della grazia e del perdono per ciascun vivente nelle singole epoche. Il kairòs non è più il momento dell’annuncio, ma è il momento della decisione personale di dichiararsi per Cristo o contro Cristo, che può avvenire da giovane, da adulto o da anziano.
P. Fiorenzo Mastroianni

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