51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» 52Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». 53Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. 54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. 57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. 58Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno»
L’evangelista Giovanni attribuisce a Gesù queste due espressioni: pane della vita (‘o àrtos deszoès) e pane vivente (‘o àrtos ‘o zon), che non hanno lo stesso significato. Evidentemente, ambedue le espressioni si riferiscono al corpo del Signore, ma con una enorme differenza, in quanto la seconda espressione ha una ricchezza che non ha la prima. Se Gesù avesse paragonato la sua carne al “pane della vita”, sarebbe rimasto solo un paragone, e ci avrebbe significato che, mangiando il suo corpo, l’uomo continua a vivere la sua vita spirituale, così come continua a vivere la sua vita fisica mangiando il pane di grano. L’espressione indica solo che il corpo di Gesù contribuisce a prolungare la vita, ma non la dà, esattamente come fa il pane della tavola, che è pane morto, e pertanto non dà la vita che non ha, ma contribuisce a prolungare la vita che la persona già ha. La seconda espressione, invece, cioè “pane vivente”, dice anzitutto che la carne che Gesù ci dà non è un pezzo di carne, ma è tutto Gesù, perché è “vivente”, palpita, e dà la vita perché esso stesso ce l’ha e la dona.
In natura esiste il pane della vita, perché ogni pane prolunga la vita dell’uomo. Non esiste invece il pane vivente, se non come espressione linguistica per indicare il corpo di Gesù. Se voi domandate a un teologo: perché la Chiesa obbliga i fedeli a ricevere la comunione sotto una sola specie, la risposta che vi dà è: perché Gesù è presente interamente sia nell’ostia sia nel vino. Ma se domandate: dove sta scritto questo, se Gesù chiamò l’ostia corpo e il vino sangue?… Vi dirà che la risposta non sta nella parola “pane” ma nel verbo “vivente”. Se l’ostia non fosse pane o corpo vivente, sarebbe corpo morto, cioè cadavere. La Chiesa, da vari secoli, obbliga a ricevere la comunione sotto una sola specie, perché è eresia – cioè errore – ritenere che “è necessario” riceverla sotto ambedue le specie. Così abbiamo capito che l’ostia non è solo il corpo di Gesù, ma è tutto Gesù, cioè l’uomo e Dio Gesù, presente in corpo, sangue, anima e divinità. E il vino consacrato non è solo il sangue di Gesù, ma è tutto Gesù, l’uomo e Dio Gesù. presente in corpo, sangue, anima e divinità. Certamente possiamo chiederci se tutto ciò è un fatto simbolico o reale. Gesù risponde: “La mia carne è veramente cibo, e il mio sangue è veramente bevanda”. L’eucaristia non è un simbolo ma è Gesù vivo e vero. I numerosi miracoli eucaristici confermano tutto ciò che abbiamo spiegato. Il resto è avvolto dal mistero. C’è però una ipotesi da fare: visto che Gesù, oltre ad essere sceso in terra per morire per noi, ha istituito imprevedibilmente l’Eucaristia, con la quale egli si pone fisicamente al centro del creato, possiamo ipotizzare che egli si sarebbe incarnato anche senza dover redimere l’umanità, ma per darsi un corpo da trasformare in eucaristia. Gli Ebrei si attendevano un Messia-Re, ma venne un Messia-Dio; si attendevano un Messia- Salvatore, ma venne un Messia “macellato” sulla croce e “mangiato” nell’Eucaristia.
Da quanto già spiegato possiamo tirare delle conclusioni: a) L’Eucaristia va adorata perché è Gesù Uomo-Dio. b) Gesù eucaristico va visitato e ricevuto anche ogni giorno con purezza di anima e di corpo. c)Adorare significa avere profondo rispetto, senza però fanatismi ed esagerazioni, come quelle espresse dagli eretici giansenisti, che temevano di avvicinarsi a Gesù eucaristico, si astenevano dal riceverlo per ogni minimo peccato, uscivano dalla chiesa senza mai voltare
le spalle al tabernacolo ecc., esattamente come oggi molti cristiani pretendono di ricevere la comunione direttamente in bocca, altrimenti ritengono di peccare. Ma non risulta che Gesù disse agli apostoli. aprite la bocca perché vi dò l’eucaristia, ma disse: prendete (con le mani) e mangiate… d) L’Eucaristia alimenta le anime dei singoli e crea la Comunione dei santi: mangiando tutti lo steso corpo si diventa una sola cosa in Cristo. e) A livello fisico, non è vero che l’uomo diventa ciò che mangia: mangiamo il pane ma non diventiamo pane. A livello spirituale, invece, è vero che, quando l’uomo mangia l’eucaristia, diventa una cosa cosa – e quasi una sola persona – con Gesù.
P. Fiorenzo Mastroianni