In quel tempo16gli undici discepoli, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. 17Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. 18Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. 19Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, 20insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

L’evangelista Giovanni riferisce le seguenti parole di Gesù ai suoi discepoli: “Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto queste cose, la tristezza ha riempito il vostro cuore” (Gv 16, 5,6). Gli apostoli non erano interessati a sapere dove stava andando Gesù, essendo profondamente tristi perché li lasciava, Chi di noi non si sarebbe rattristato, sentendo quelle parole? Gli apostoli avevano trascorso tre anni con Gesù, l’uomo più meraviglioso del mondo: forte e bello, tanto da cacciare i demoni a migliaia con una sola parola; sbatteva a terra i forti soldati romani con una sola frase: “Chi cercate?”; scacciava pericolosi mercanti dal tempio con una semplice cordicella. Uomo forte e tuttavia gentile come una donna, carezzevole coi bambini e con tutti. Uomo dalla loquela affascinante… Altrove Gesù dice: “Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me” (Gv 14, 28). Gli apostoli non amavano Gesù? Lo amavano solo perché era affascinante, e questo recava loro gioia e piacere; lo amavano come tutti gli uomini, i quali amano se stessi quando dicono di amare la fidanzata o la moglie, perché sono belle, fonte di gioia e di piacere. L’amore insegnato da Gesù è un altro, e si traduce meglio con le parole: “Ti voglio bene”; cioè io voglio il bene mio ma soprattutto il tuo. Ne è paradigma l’amore della mamma per il figlio: essa lo ama egoisticamente quando lo ama come carne della sua carne; lo ama altruisticamente quando lo lascia andare se va a ricevere un premio o una corona. Questo significò Gesù dicendo. “Se amaste me e non voi soltanto, sareste contenti che io vado al Padre, il quale mi restituirà la gloria che io avevo presso di lui prima che il mondo fosse. Voi non avete idea – diceva Gesù – di ciò che il Padre è per me e per voi. Guardate il cielo stellato, lo ha fatto il Padre; guardate i fiori gentili e variopinti, li ha fatti il Padre; guardate gli occhi dei bimbi, li ha fatti il Padre”. Ma Gesù non fece un discorso egoistico, perché promise cose bellissime agli apostoli: “Vado a preparare un posto anche per voi”; e inoltre: “se io vado, vi manderò lo Spirito Santo, che vi riempirà di doni”; e infine: “Non vi lascerò orfani, perché anche io resterò con voi fino alla fine del mondo”. Intanto, facciamoci noi la domanda che Gesù si aspettava dagli apostoli. “Dove vai?”, cioè dove andò Gesù salendo verso l’alto? Il vangelo ci offre spunti importanti: Gesù stesso disse un giorno: “E se mi vedeste salire lì dove ero prima?” (Gv 6, 61s). Dov’era prima? Ce lo dice san Giovanni nel prologo: “In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio”. Altrove dice: “Io sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio il mondo e torno al Padre” (Gv 16,28). Mentre stava sulla croce disse al buon ladrone. “Oggi stesso sarai cn me in Paradiso”, a contemplare la sua gloria. Infatti, Gesù pregò dicendo. “Padre, restituiscimi quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse”. Gesù – quindi – tornò al seno del Padre, tornò in Paradiso. E noi nel Credo diciamo di credere in Gesù “ascese al cielo”. C’è una differenza tra il “seno del Padre”, dove tornò Gesù, e il “seno di Abramo”, dove era Lazzaro? Forse sì, perché il seno di Abramo indica il “luogo” dove andavano le anime sante dell’Antico Testamento, prima della redenzione; il buon ladrone fu il primo a entrare con Gesù in Paradiso, subito dopo la redenzione. L’ascensione di Gesù e l’assunzione della Madonna pongono a noi uomini molte domande, come ad esempio: dove andarono? dov’è il cielo? cos’è il paradiso? L’ascensione di Gesù implica varie altre realtà: a) inizia la “glorificazione” di Gesù. b) inizia l’assistenza continua di Gesù alla sua Chiesa c) inizia l’attività dello Spirito Santo tra gli uomini: “se non vado al Padre, non viene a voi lo Spirito Santo d) inizia la missione salvifica per mezzo degli apostoli e) Gesù andò a prepararci un posto Poiché la Chiesa crede e celebra questo evento dell’ascensione al cielo di Gesù, vale la pena di fare alcuni rilievi di carattere esegetico circa i riferimenti che ne fanno i quattro evangelisti. Si può cominciare col dire che il brano evangelico di oggi non solo non accenna all’ascensione del Signore, ma sembra quasi affermare il contrario, perché comincia col dire: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”; e sembra che ne spieghi il motivo. “E’ stato dato a me ogni potere in cielo e in terra”. Per esercitare il suo potere in terra, Gesù deve restare sulla terra. Matteo e Giovanni, gli unici apostoli presenti all’ascensione, non ne parlano. Giovanni afferma che, la mattina della risurrezione, Gesù disse alla Maddalena: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro” (Gv 2017). Ma non era ancora l’ascensione. Marco vi dedica un solo versetto, il penultimo del suo Vangelo: “Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo, e sedette alla destra di Dio” (Mc 16, 19), ma nell’ultimo versetto sottolinea che il Signore stava con gli apostoli: “il signore agiva insieme con loro e confermava la parola con i segni che la accompagnavano”. Luca, ugualmente vi dedica gli ultimi quattro versetti: “Poi li condusse fuori verso Betania, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui, poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia, e stavano sempre nel tempio lodando Dio” (Lc 24,50-53). Luca fa avvenire l’ascensione non in Galilea – come accenna Matteo nel vangelo di oggi – ma a Betania. Infatti Gesù, secondo Matteo, disse alle donne: “Ed ecco /che Gesù/ vi precede in Galilea, là lo vedrete” (Mt 28, 7); secondo Luca, raccomandò agli apostoli di non allontanarsi da Gerusalemme fino al giorno di Pentecoste. Lo stesso Luca – una trentina di anni dopo l’evento – lo descrisse più dettagliatamente negli Atti degli apostoli: Gesù, finito di parlare con gli apostoli, “mentre essi lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: “Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo” (At 1, 9-11). E poco dopo, Luca fa dire a Pietro: “Bisogna che, tra coloro che sono stati con noi per tutto il tempo nel quale il Signore Gesù ha vissuto tra noi, cominciando dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui è stato di mezzo a noi assunto in cielo, uno divenga testimone insieme a noi, della sua risurrezione” (At 1, 21-22). L’evento dell’ascensione di Gesù al cielo è dunque un evento storico, che contiene due verità: a) Gesù salì al cielo col corpo e con l’anima, esattamente come avverrà con Maria sua madre; b) Gesù restò con gli apostoli e operava i miracoli a conferma della loro predicazione. Apparentemente, ciò è contraddittorio (andare-restare), ma Dio – si sa – è onnipresente. Tutti gli eventi riguardanti la vita di Gesù contengono buona parte di mistero, perché egli è Dio, e Dio è infinitamente più grande di noi, e ci risulta spesso incomprensibile. Ad esempio, come possiamo comprenderlo il fatto che mangiamo il suo corpo?

P. Fiorenzo Mastroianni

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