Marco 16,15-20

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «15Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. 16Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. 17Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, 18prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».

19Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
20Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

Oggi ricordiamo il giorno in cui Gesù scomparve dalla vista degli apostoli e tornò al Padre. Di questo evento Gesù parlò la prima volta nel dialogo con Nicodemo, allorché disse: “Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo”. Il cielo era stato chiuso per tutti, eccetto per il Figlio di Dio, che aprì le porte del cielo per venire sulla terra, e le riaprì per tornare lì “dov’era prima”, e dove accolse tutti i santi dell’Antico Testamento, risvegliati con la sua “discesa agl’inferi”. Un secondo accenno all’ascensione di Gesù lo troviamo in Luca, quando dice che sulla montagna del Tabor apparvero Mosè ed Elia “e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme” (L 9,31). Esodo vuol dire uscir fuori, andar via (odòs=via), come sìnodo vuol dire andare insieme, andare con. Un altro accenno sta nel dialogo con coloro che non ritenevano possibile la promessa di dar da mangiare la sua carne; Gesù disse: “Questa è una difficoltà per voi? E se vedeste il Figlio dell’uomo risalire dov’era prima?”. Infine, avvicinandosi la pasqua, Gesù predisse ai suoi discepoli che sarebbe stato “ancora un poco” con loro (Gv 16,16) e poi sarebbe scomparso dalla loro vista. Le parole erano chiare, ma il vero senso dell’espressione sfuggiva ai discepoli, che si chiesero appunto quale significato avessero le parole “un poco”. Le capirono quando – da lì a poco – scomparve dai loro occhi perché fu ucciso. Ma solo per poco non lo videro, cioè per soli tre giorni, e poi lo rividero per altri 40 giorni fino alla sua ascensione al cielo. Questo è il significato più ovvio e immediato. Ma forse Gesù intendeva anche un’altra cosa. Le parole “un poco” si riferivano probabilmente non tanto ai tre giorni trascorsi nel sepolcro, quanto ai pochi anni che gli apostoli avrebbero vissuti senza Gesù, fino alla loro morte. Gesù infatti accennò alle tribolazioni che avrebbero dovuto subire in quegli anni di oscurità, che sarebbero però presto passati, ed essi avrebbero rivisto il Signore in paradiso. In quel medesimo tratto di vita terrena, i non credenti avrebbero goduto: “Voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia” (Gv 16,20). L’evento dell’ascensione è un mistero legato strettamente a due altri eventi centrali della vita di Gesù e della Chiesa: l’Eucaristia e lo Spirito Santo, come evidenziano i vangeli e gli Atti degli apostoli.
1) ASCENSIONE ED EUCARISTIA: abbiamo accennato come Gesù stesso abbinò il suo potere di donare il suo corpo in cibo e il suo sangue in bevanda con il suo potere di salire al cielo: “Questa è una difficoltà per voi? E se vedeste il Figlio dell’uomo risalire dov’era prima?”. Quando gli uomini lo mangiano, Gesù diventa la “porta” dell’eternità, poiché “chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, ha la vita eterna”. A conferma di ciò, cioè della sua potenza, Gesù – prima di tornarsene al cielo – conferì i suoi poteri straordinari anche agli apostoli e a chiunque crede in lui. Luca, poi, nella prima lettura, sembra dire che Gesù non si alzò da terra ma “da tavola”: “mentre si trovava a tavola con essi”, raccomandò loro di non allontanarsi da Gerusalemme e, “detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in cielo”. E sembra voler significare che Gesù tornerà “a tavola” alla fine del mondo, poiché fa dire ai due uomini biancovestiti: “tornerà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo”. Gesù stesso aveva detto: “il padrone al suo ritorno si cingerà le vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli” (Lc, 12, 35-38).
2) ASCENSIONE E SPIRITO SANTO: Gesù dichiara necessario il suo ritorno al Padre, al fine di mandare a noi lo Spirito Santo: “E’ bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paraclito: se invece me ne vado, lo manderò a voi” (Gv 16,7). Gesù ripete molte volte nel Vangelo che Lui stesso fu mandato nel mondo dal Padre; ora dice che sarà Lui a mandare lo Spirito Santo. Allo Spirito Santo, Gesù assegna molte funzioni: starà con noi per sempre, sarà nostro avvocato e consolatore, ci porta i suoi doni ecc. Domenica prossima la Chiesa celebrerà appunto la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli e sulla Madonna radunati nel cenacolo. Quando lo Spirito Santo avrà svolto il suo compito di introdurre l’umanità nella “Verità tutta intera”, tornerà anch’Egli al Padre e al Figlio, e sarà Lui il vincolo di unità tra Dio e gli uomini, in modo che Dio sia tutto in tutti.
3) L’ASCENSIONE E NOI: Colui che è salito al cielo, tornerà per giudicare i vivi e i morti. La direzione presa dal corpo di Gesù mentre saliva al cielo non era la via del paradiso come la via dell’astronave verso la luna. La via verso il paradiso e la porta del paradiso è Gesù stesso. In paradiso non ci si va con l’astronave, perché non è un luogo collocato in alto. Il paradiso è Dio, e si raggiunge incorporandosi a Gesù, con la fede e con l’Eucaristia. E’ Lui l’astronave per il paradiso. Lui è la via e la porta del paradiso: “Del luogo dove io vado, voi conoscete la via” (Gv 14, 4); “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo dime” (Gv 14, 6).
P. Fiorenzo Mastroianni

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