LA FACCIA TOSTA DI GESU’ ?
Così Gesù, che insegnò a porgere l’altra guancia, insegna a indurirla, senza vigliaccherie e debolezze, ma come gli atleti che danno inizio all’ultimo sprint: quante volte li abbiamo visti stringere i denti e indurire i muscoli…loro…i forti!… per difendersi, non per offendere… L’indurimento della faccia di Gesù comportò un triplice indurimento: nelle parole, nel fisico e nell’animo. Quanto alle parole, ne subirono l’effetto i soldati nell’orto degli ulivi: alla parole “Sono io”, pronunziate con quella faccia indurita fin dall’inizio del viaggio dalla Galilea a Gesuralemme, caddero per terra, loro, i forti soldati romani!.. Ne esperimentarono l’efficacia anche Caifa e Pilato quando ricevettero le risposte secche che conosciamo, circa la divinità e la regalità di Gesù. Quanto al fisico e al cuore, si deduce dalle risposte di Gesù ad alcuni uomini incontrati nel suo cammino verso Gerusalemme. Al primo fece capire che i suoi seguaci non devono cercare le mollezze e le comodità, poiché lui stesso – Gesù – non aveva dove posare il capo. Al secondo e al terzo, che mostrarono attaccamento ai parenti, Gesù fece capire che i suoi seguaci devono dedicarsi alla evangelizzazione a tempo pieno. Ma da dove si ricava questo indurimento della faccia di Gesù, leggendo il vangelo di oggi? In realtà non ve n’è traccia nella traduzione italiana, e tuttavia vari autori ne parlano. Il testo greco è ambiguo, poiché dice: Gesù tò pròsopon estèrisen, dove pròsopon significa faccia, estèrisen si può tradurre con rese forte, ma a nostro parere è una forzatura, poiché il suo significato può ovvio è fissò verso o rivolse verso (estèrisen eis Ierousalèm). Luca volle dirci che, avvicinandosi il giorno della sua elevazione o ascensione, come interpretò san Girolamo, e cioè la sua passione-morte-risurrezione, fissò il suo sguardo verso Gerusalemme. Questa seconda interpretazione contiene la prima, perché ci mostra Gesù come l’atleta cristiano che va incontro alla morte con determinazione; ci mostra Gesù cosciente della sua prossima fine, violenta e tragica, e l’accetta per la gloria del Padre e la salvezza delle anime. E questa determinazione creò persino la gelosia degli abitanti della Samaria, che cacciarono via il drappello apostolico perché “il volto di Gesù era diretto verso Gerusalemme”; ma il rimprovero di Gesù a Giacomo e Giovanni, che volevano far scendere il fuoco dal cielo contro questi samaritani, mostra un Gesù sereno, non inquieto, non vendicativo per quello che gli stava per succedere a Gerusalemme. La chiamata di ben due discepoli in una sola volta significa che Gesù voleva che la sua opera di salvezza doveva continuare anche dopo la sua morte. Ma tale opera di salvezza attraverso l’evangelizzazione richiedeva uomini forti come lui, pronti ad accettare gli imprevisti della vita, rinunziando persino agli effetti familiari e parentali.