San Paolo afferma che nessun ebreo è mai riuscito a osservare tutta la Legge (Gal 6,13). Gesù, benché abbia ritoccato vari punti della Legge antica, e affermò che il suo giogo è soave e il suo peso è leggero, anche noi cristiani esperimentiamo la difficoltà di osservare il vangelo, specie quando impone di porgere l’altra guancia, di amare anche i nemici ecc.. L’ideale, poi, di essere santi “come” il Padre celeste resta irraggiungibile, anche se l’avverbio greco “os” non può corrispondere all’italiano “come” ma a “siccome” e a “poiché”. Non pretendere di raggiungere la perfezione di Dio, ma tendere ad essa, poiché Dio è perfetto. Infatti, nel libro del Levitico leggiamo: “Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo”. E’ lecita quindi la domanda sulla validità della Legge di Dio, se non si riesce a osservarla. Forse una risposta si trova nel vangelo della domenica scorsa, dove si legge una espressione sibillina di Gesù, che ha bisogno di essere compresa: “In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto”. Cosa significa l’espressione “senza che tutto sia avvenuto”? Essa può essere variamente interpretata. Forse va preferita la seguente interpretazione: la Legge di Dio, difficile da praticare, richiede tempo per essere interamente compresa e praticata, ma verrà tempo in cui sarà perfettamente osservata e praticata. La difficoltà di osservare la Legge di Dio, infatti, fa nascere un certo pessimismo e fa pensare che ci sia stata data inutilmente. Ma tutto ciò che è raggiungibile dalla fragilità umana – sembra dire Gesù – sarà raggiunto e praticato con la grazia di Dio, il quale non si contenta delle mezze misure, né si è incarnato per ottenere il minimo ma il massimo dagli uomini. Non abbiamo idea del tempo che durerà ancora il mondo. Sappiamo che sono trascorsi duemila anni dal tempo dell’incarnazione, e certamente il mondo ha fatto passi avanti verso l’umanizzazione dell’uomo e della donna, che sotto certi aspetti devono essere ancora dirozzati e liberati dalla barbarie da cui provengono. L’ideale evangelico, predicato ogni giorno in tutte le chiese da duemila anni; le preghiere, i sacrifici, gli esempi dei santi continuano a sanare il genere umano, infetto del peccato. Anche oggi, Gesù – riprendendo il discorso iniziato domenica scorsa – continua a educarci con la sua parola, per indurci al rispetto reciproco, per renderci più civili, più umani l’uno verso l’altro, imitando Dio, che fa piovere sui buoni e sui cattivi, e fa uscire il sole sui buoni e sui cattivi. Con queste semplici parole Gesù ci invita a non considerare “cattivi” coloro che commettono il male, ma solo “schiavi” (captivi) delle loro perverse inclinazioni, ed aiutarli a liberarsene col nostro amore. Il grande pedagogo che è Dio inculca l’idea che solo l’amore guarisce ed educa; solo la condiscendenza libera la fiducia degli altri e li spinge a imitarci, come noi imitiamo Dio. Le cose apparentemente esagerate che Gesù ci dice oggi hanno un valore educativo e redentivo enorme: porgere l’altra guancia senza vendicarsi, cedere la tunica e il mantello senza litigare in tribunale, macinare due miglia con chi ti costringe e macinarne uno, dare un prestito a chi ce lo chiede, rivela la nostra “specialità” agli occhi degli altri. Ecco, essere differenti da coloro che operano qualsiasi genere di abuso, di oppressione, di peccato. Infatti, Gesù ci invita a fare cose “straordinarie”, rispetto ai pagani. Gli Atti degli apostoli dicono esattamente questo: i pagani si convertivano vedendo come i cristiani si amavano e si aiutavano tra loro. E Gesù diceva: “Da questo vi riconosceranno come miei discepoli, se vi amerete gli uni gli altri”. Gli ebrei, al tempo di Gesù, non la pensavano diversamente dai pagani quanto ai destinatari dell’amore umano: amare tutti, ma non oltre la propria famiglia o connazionali, purché amici, altrimenti no. Gesù opera la rivoluzione copernicana: amare anche i nemici e pregare per i persecutori.
In quel tempo Gesù disse: “38Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. 39Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, 40e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. 41E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. 42Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle. 43Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. 44Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, 45affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. 46Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? 47E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? 48Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.
P. Fiorenzo Mastroianni