In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, 47e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48Di questo voi siete testimoni. 49Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto». 50Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. 51Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. 52Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia 53e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

Anche chi non crede che Gesù sia il figlio di Dio ma crede alla storia, sa che il giorno di natale di 2000 anni fa l’umanità si arricchì di un personaggio certamente straordinario ed unico, chiamato Gesù, il quale insegnò “con autorità una dottrina nuova”, che cambiò il mondo, se è vero che – come scrisse il filsofo e storico Benedetto Croce – Gesù fu il più grande rivoluzionario della storia, e tutte le altre rivoluzioni – direttamente o indirettamente – sono ispirate dai ai suoi principi di liberté, egalité, fraternité (Rivoluzione Francese del 1789), e dell’appartenenza dei beni a tutti gli uomini figli di Dio e fratelli (Rivoluzione comunista del 1917).

Detto questo, oggi che celebriamo l’Ascensione di Gesù al cielo, possiamo chiederci se questo evento – cioè l’uscita dal mondo di Gesù – ci interessa allo stesso modo della nascita, cioè della sua venuta e permanenza trentennale nel mondo. La risposta è evidente: l’evento interessa in modo differente gli increduli e i credenti; l’incredulo può solo lamentarsi che – con l’uscita dal mondo di Gesù – il mondo perse un personaggio in così giovane età, che poteva continuare a lungo ad aiutare gli uomini, non solo con la dottrina ma anche con i così detti “miracoli”, con cui guariva le ferite dei fratelli sofferenti. I credenti, invece, sono contenti, perché Gesù promise: “Vado a prepararvi un posto”. Anche Gesù disse: “se voi mi amaste, sareste allegri che io vado al Padre”, appunto per prepararci un posto. Oggi sappiamo infatti il motivo per cui Gesù venne in terra: non tanto per una rivoluzione terrena, quanto per procurare un posto in cielo a ogni uomo amato dal Signore. Questa promessa suppone una situazione tragica e una situazione affascinante: situazione tragica, perché Gesù conferma che – dopo il peccato originale – non c’era più posto in cielo per nessun uomo; ed è per questo che, come egli disse a Nicodemo: “Mai nessuno è salito al cielo”, e “mai nessuno ha visto il volto del Padre”. La situazione affascinante è proprio questa: che Gesù non andò a prepararci un posto chissà dove, ma presso il Padre, che è il Bene, Tutto il bene, il Sommo Bene, come diceva S. Francesco. Ma si tratta di capire cosa vuol dire “preparare un posto in cielo”. Una volta Gesù disse: “ci sono molti posti in cielo”; forse quelli lasciati dagli angeli ribelli, i quali occupavano i posti migliori perché erano gli angeli più belli. Ma ciò conferma la domanda: era necessario che Gesù tornasse in cielo per “prepararci un posto”? Non c’erano già? E non ce li preparò con la sua morte e risurrezione? Queste domande suppongo un ragionamento del tutto umano, che immagina i “posti” come i seggi nel teatro o anfiteatro. “Posto”, vuol dire invece “diritto di avvicinarsi a Dio”, che si acquisisce con l’adesione volontaria a Cristo e alla sua grazia, attraverso l’unzione dello Spirito Santo, da accogliere con gioia. Gesù ci preparò un posto inviando nel mondo lo Spirito, che penetra in noi attraverso i sacramenti da praticare e non da rifiutare o trascurare. Chi non si battezza, non si cresima, non riceve l’Eucaristia, non ha la vita in stesso, come disse Gesù; non ha il propellente per attraversare – come la navicella spaziale – l’etere, oltre la quale – per così dire – c’è il paradiso coi suoi “posti”. Il posto che Gesù ci ha preparato è lo Spirito Santo. E’ Lui la navicella spaziale che ci conduce al Padre. Lui “prende da Gesù” i meriti guadagnati con la passione e morte, e li trasforma in doni di grazia, che ci rendono degni della visione del Padre. Lo Spirito Santo è la veste candida, nuziale, che dà il diritto di partecipare al banchetto eterno del Figlio. In conclusione, oggi non celebriamo soltanto un evento accaduto 2000 anni fa, ma celebriamo una proposta: “Vuoi andare in cielo con Gesù a vedere il Padre?”. Credi e pratica i sacramenti, e avrai un posto in cielo!…
P. Fiorenzo Mastroianni

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