In quel tempo 38mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. 39Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. 40Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». 41Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, 42ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

Contrariamente a quanto si pensa, diversi indizi dimostrano che Gesù entrò nella casa di Marta e Maria non perché invitato a pranzo, ma perché egli portò in quella casa la sua parola. Luca dice: “dum irent”, cioè mentre Gesù e gli apostoli andavano in giro, Gesù entrò in un kòmen, che san Girolamo traduce con “Castello” o grande tenimento. Lì, “una certa donna lo accolse nella casa (upedèxato eis tèn oikìan)”. Dicendo “una certa donna (guné dé tis) non sembra voler accennare all’amicizia con Gesù. In pratica, Luca descrive ciò che avveniva di solito, durante il triennio di vita pubblica di Gesù. Disse infatti Gesù ai suoi discepoli: “In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e là rimanete fino alla vostra partenza” (Mt 10, 11). E’ Gesù che si presenta in casa per portare il suo messaggio e poi proseguire oltre, e non c’era tempo per altre cose. Ecco alcuni indiizi: Gesù arrivò insieme con gli apostoli, ma nella casa sta da solo. Sarebbe la prima volta che Gesù abbia accettato di pranzare escludendo i Dodici. Il secondo indizio è la mancanza di un uomo che faccia l’accoglienza rituale, e Marta non sembra intenta a preparare qualcosa per l’ospite, ma che stia continuando le sue faccende di casa, che faceva di solito insieme con la sorella. Maria si dispose subito ad accogliere il messaggio, sedendo ai piedi Gesù, come faceva ogni discepolo col suo Maestro; Marta, invece, continuò ad attendere alle sue faccende, e tentò persino di distogliere Maria dall’ascolto della Parola di Gesù. Gesù colse l’occasione per insegnare a Marta e a noi tutti a saper distinguere, nella vita, l’utile dal necessario, poiché può essere molto pericoloso confondere l’uno con l’altro. Noi, infatti, possediamo molte cose non necessarie, e ci affanniamo per molte cose non necessarie, forse utili, spesso inutili e finanche nocive. Gesù ci insegna oggi a saper operare questa distinzione e ad essere sobrii in tutto. Ma quando Gesù disse a Marta che una sola cosa è necessaria, non si riferiva alla vita terrena, per la quale sono necessarie molte cose: lavorare, mangiare, bere, riposare, curare la salute ecc. ecc. Gesù intese dire che tutte le cose materiali messe insieme non valgono quanto il guadagnarsi la vita eterna. “Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima?” (Mc 8,36). “Fatevi tesori in cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non scassinano né rubano” (Mt 1,20). In questo senso, la “parte migliore” scelta da Maria “non le sarà mai tolta”. Cosa significa “la parte migliore”?Certamente è la contemplazione. Ma essa è indicata solo come cosa “migliore”, e suppone che ve ne siano altre che permettono di ottenere la stessa cosa, cioè la vita eterna: ad esempio la carità e il servizio, fatti in maniera anche inconsapevole sia dai cristiani che dai non cristiani, ai “fratelli” più piccoli di Gesù: “Venite, benedetti, nel regno del Padre mio”, dirà il Giudice a coloro che fecero la carità a sconosciuti, senza sapere che la facevano a Lui. La prima lettura mostra Abramo che offre i suoi servizi a tre sconosciuti, che rivelarono di essere la Santissima Trinità. Nella storia della Chiesa i Monaci e gli Ordini Mendicanti interpretarono in maniera radicale le parole di Gesù, abbandonando il “mondo” e dedicandosi esclusivamente alla vita contemplativa, intensa come “parte migliore” per ottenere l’unica cosa necessaria, la vita eterna. E’ necessario solo mettere al primo posto le attività dello spirito, l’amore di Dio, la contemplazione e la preghiera mentale o orale ecc., con cui si accumulano i tesori in cielo.

P. Fiorenzo Mastroianni

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