In quel tempo 1vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: 3«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. 4Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. 5Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. 6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. 7Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. 8Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. 9Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. 10Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. 11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.
Gesù salì sul monte, come Mosè, e dettò le così dette Beatitudini, che sono considerate come le Tavole della Nuova ed Eterna Alleanza. I 10 comandamenti mosaici dicevano cosa non fare (non uccidere, non rubare, non commettere adulterio ecc.), le Beatitudini riguardano il fare e l’essere: essere come Gesù, di cui le beatitudini descrivono i tratti dell’animo. Gesù comincia col dichiarare beato chi non si attacca alle cose terrene. Ci invita poi ad essere miti, ad aver fame e sete di giustizia, ad essere misericordiosi, puri di cuore, operatori di pace. Chiunque ha queste caratteristiche è “beato”, anche quando viene insultato, perseguitato, calunniato, perché tiene la serenità nel cuore e la coscienza pulita. Umanamente parlando, non è facile capire come si possa essere beati nella sofferenza, essendo convinti che si è beati quando si possiedono ricchezze e si è nel prestigio. Ma al di là di quanto si pensa, l’esperienza stessa dà ragione al vangelo: i santi hanno sempre sofferto, ma il loro cuore era sempre in pace e nella gioia; i ricchi e i peccatori vivono nella insoddisfazione e spesso nella disperazione. E’ un fatto esperienziale! Ma detto questo, rileviamo che Gesù non si riferisce a ciò che avviene nel cuore dell’uomo mentre sta sulla terra – nel bene o nel male – ma ci invita a rallegrarci ed esultare per ciò che avremo come ricompensa in cielo, dopo la nostra morte. E anche questo ha riscontro nell’esperienza: infatti il contadino sparge volentieri il seme oggi, e già si rallegra per il raccolto di domani. Dobbiamo sentirci beati sulla terra, pensando alla gloria futura, poiché “grande è la vostra ricompensa nei cieli”, dice Gesù. Gli atei dicono che è poco dignitoso per l’uomo fare il bene in vista di una ricompensa, e che bisogna essere buoni perché la bontà è un valore. Gli atei fanno bene a pensare così, ma neanche essi rifiuterebbero un grande dono da parte di Dio per il bene operato, e anzi, credo che si rallegrerebbero ed esulterebbero, proprio come dice Gesù. Anche Gesù ha insegnato che, quando l’uomo ha adempiuto tutti i suoi doveri, deve ritenersi “servo inutile” e non aspettarsi nulla in cambio. Vale a dire: non fare il bene soltanto in vista del premio! Ma Dio non si lascia vincere in generosità! E noi non siamo così sciocchi da rifiutare i suoi ricchi doni! I quali, poi, non sono cose separate da Dio. Infatti, la “grande ricompensa” di cui parla Gesù è Dio stesso, che noi aspiriamo a godere in pienezza. Nessun dono, per quanto grande, può sostituire l’Amore che è Dio. Immersi in Dio, e sazi di Dio, diventeremo come Dio, esattamente come un ferro immerso nel fuoco. E chi è assetato d’amore non è egoista!… Ma analizziamo una alla volte le beatitudini. La povertà di spirito: non significa avere poco spirito ma non avere la convinzione che, possedendo dei beni materiali, siamo felici, poiché la felicità sta solo in Dio. Come dice il Salmo 62, “alla ricchezza, anche se abbonda, non attaccate il cuore”. Mai dire: “Ora godi, anima mia, per lunghi anni”, perché Dio potrebbe chiamarti in qualunque momento. “Beati coloro che piangono, perché saranno consolati”. Dio non è insensibile alle nostre sofferenze, e ci garantisce che esse non durano in eterno, poiché sarà Lui stesso ad asciugarci le lacrime e consolarci. “Beati i miti perché erediteranno la terra”, cioè conquisteranno i cuori. Gesù disse: “Imparate da me, che sono mite e umile di cuore”. Si dice che raccoglie più mosche una goccia di miele che una botte di aceto. “Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati”. Aver fame e sete significa desiderare il necessario per vivere, come il pane e l’acqua. E Dio che provvede agli uccelli del cielo e ai fiori dei campi, ci sazierà di giustizia. “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia”. Nella misura in cui misureremo gli altri, saremo misurati anche noi. “Beati i puri di cuore perché vedranno Dio”. Si tratta di purezza totale, di trasparenza nelle nostre azioni, ma non è esclusa la purezza del corpo, la castità, la quale permette di vedere Dio. “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio”. Operatore di pace è chi mette la pace tra contendenti: in famiglia, tra amici, tra le nazioni. “Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli”. Perseguitato per la giustizia è chi lotta per il trionfo di essa. “Beati voi, quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia”: chi combatte per la patria e per il suo re, merita una grande ricompensa.
P. Fiorenzo Mastroianni