1In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 5Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». 6All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». 8Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. 9Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti»
I MONTI DELLA GLORIA
Domenica scorsa l’evangelista Matteo parlò di un monte, sul quale satana portò Gesù e gli mostrò tutti i regni del mondo con la sua gloria: gloria vana ed effimera. Oggi lo stesso evangelista ci parla di un altro monte, sul quale Gesù mostrò la vera gloria, la sua. Il primo monte non esiste e non può esistere, perché neanche dalla luna si possono vedere “tutti i regni della terra”. E quindi anche la sua gloria non esiste se non nella immaginazione di chi legge quel brano evangelico. Il monte di cui ci parla oggi esiste, ha un nome – Tabor – e la gloria di Gesù si presenta sotto forma di luce reale e beatificante, che avvolge lui, i tre apostoli e la vetta del monte. Anche il luogo dove morì Gesù era un Monte, dove il dolore e la morte diedero l’ultimo rantolo, poiché da quello stesso Monte – forse – Gesù morto e risuscitato risalì nella gloria che aveva prima che il mondo fosse. I monti sono il simbolo della gloria: su di essi abitavano gli dèi secondo i greci, su di essi i pagani e gli ebrei offrivano sacrifici, sul Sinai Jahvèh parlò a Mosè e gli consegnò le Tavole della Legge, sul Carmelo Elia sconfisse 450 falsi profeti, sulla montagna Gesù dettò la nuova Legge delle Beatitudini, sul Tabor apparve la gloria di Dio e di Gesù che si trasfigurò nel suo corpo benché mortale. Le cime dei monti sono le prime a ricevere i raggi del sole che sorge al mattino, e sono le ultime a salutare il sole che tramonta. La montagna del Tabor vide Gesù rifulgere come il sole eterno che “illumina ogni uomo che viene in questo mondo”, cioè le loro menti e i loro cuori, e dona loro la vera felicità. Dalla cima del Tabor – come dalle onde del Giordano – partì la buona notizia che Gesù il Figlio di Dio, e salvatore di chi ascolta la sua parola. Nel vangelo delle tentazioni di Gesù, che abbiamo letto domenica scorsa, l’evangelista Luca riferisce un’espressione uscita dalla bocca di satana, non riportata da Matteo: dopo di aver condotto Gesù su un alto monte e avergli mostrato tutta la gloria del mondo, satana disse a Gesù: tutta questa gloria “è stata consegnata a me, e io la do a chi voglio”. Ma “il principe di questo mondo”, come lo chiamò Gesù, non era il padrone del mondo, e la gloria “consegnata” a lui, e da lui data a chi vuole, era soltanto effimera. Gesù, allontanando satana, rifiutò l’offerta di quella gloria, perché – come disse – “Io non cerco la gloria degli uomini” (Gv 5,34) e tanto meno quella di satana; ma soprattutto perché desiderava rivestirisi di quella gloria che egli aveva prima che il mondo fosse, di cui si privò quando venne sulla terra per seguire la via dell’umiltà, del sacrificio e della morte. Infatti un giorno pregò: “Padre, restituiscimi quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse” (Gv 17,5). Di quella gloria si era svestito, ma era sua, e riappariva quando lui voleva: quando operava i miracoli come a Cana, quando si trasfigurò sul Monte Tabor, quando impresse la sua immagine sulla sindone all’atto della risurrezione… Le parole di Pietro: “Signore, come è bello stare qui”, sono le parole di chi ha contemplato la gloria vera di Gesù e si sente colmato di gioia.
La gloria mondana – che proviene da satana – non costa nulla, poiché è offerta da satana a chiunque fa il gesto di inginocchiarsi davanti a lui per adorarlo. Ma, come già detto, è effimera, illusoria e non duratura. La gloria eterna del Cristo ha un prezzo elevato, ed esige la salita e la discesa dal monte; essa è frutto del merito per aver scelto la via della croce, ed è gloria sostanziale, vera ed eterna. Chi riesce a