LA LETTERA: la“lettera”del vangelo di oggi segnala tre punti focali della “storia” del Figlio di
Dio: a) Giovanni lo contempla nell’eternità come Verbo, cioè Espressione, Impronta, Immagine del Padre,
generato come autocontemplazione e autocomprensione del Padre; b) poi Giovanni Lo vede come
“principio” della storia del cosmo e dell’umanità, cioè come donatore di vita e di luce, essendo egli stesso
Vita e Luce. Attraverso di Lui il Padre creò tutto ciò che esiste; c) infine, Giovanni Lo vede come Dio fatto
carne, pieno di grazia e di verità, come si conviene a Figlio unigenito che eredita tutto dal Padre; tuttavia
egli, restando “nel seno del Padre”, Lo rivela agli uomini.
Tutto ciò ebbe una sublime finalità: a chi accoglie il Verbo-Incarnato, Egli concede il potere di
diventare figli del Padre universale. Tale possibilità si realizza riconoscendo di essere stati fatti da Lui,
lasciandosi illuminare dalla sua Luce e Verità, riconoscendo che “dalla sua pienezza abbiamo ricevuto tutto,
e grazia e su grazia”.
Il Battista appare come figura di chi sa di non essere egli stesso la Luce, riconosce Colui che è la Luce
vera, e diventa testimone della Luce.
* L’ALLEGORIA: il vangelo di oggi allarga le nostre conoscenze su Dio: Egli non è soltanto Uno,
come ritengono gli Ebrei e i Musulmani, e non è Padre in senso figurato ma reale: egli ha generato un Figlio,
come riconoscono i Cristiani.
Anche gli uomini diventano suoi figli incorporandosi nell’Unigenito come i tralci nella vite.
C’è poi una netta distinzione tra Dio e il mondo: il mondo non è Dio e non è eterno, ma esiste perché
creato; ebbe un principio e avrà una fine.
Il vangelo insegna che la salvezza è per tutti, ma di fatto molti preferiscono le tenebre alla luce,
rigettano “la grazia e la verità” dell’Unigenito Figlio di Dio.
* LA MORALE: la legge ci fu data da Dio attraverso Mosè, la grazia e la verità attraverso Gesù.
Si diventa testimoni della luce come il Battista seguendo due tracce:
a) la fede nella rivelazione, adeguando ad essa la ragione, poiché la prima non si oppone alla seconda
ma la sollecita ad aprirsi ad orizzonti più ampi; la fede è la stesa “grazia e verità” donataci da Gesù;
b) poiché la fede senza le opere è una illusione, i figli della luce devono praticare Legge data da Dio
attraverso Mosè.
* L’ANAGOGIA: l’evangelista dice: “E noi vedemmo la sua gloria” (Gv 1,14), e lo ripete dopo il
miracolo di Cana (Gv 2,11). Ma la vera gloria del Figlio si vedrà in cielo, secondo la preghiera di Gesù:
“Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano là dove sono io, perché vedano la mia gloria” (Gv 17,24).
P. Fiorenzo Mastroianni, OFM Cappuccino